MILANO - Molta carne al fuoco per i consigli di amministrazione del Nuovo Banco Ambrosiano e della Centrale che si sono svolti per l'intera giornata di ieri in via Clerici. A prescindere dalle sedi di competenza, dal momento che gli uomini chiave sono sempre gli stessi, gli argomenti affrontati sono stati sicuramente quattro e tutti di grande rilievo. Eccoli in ordine: gestione del Nuovo Banco al 30 giugno, finanziamenti alla Zanussi, problema Rizzoli, futuro della Centrale e della controllata Banca Cattolica del Veneto. Le notizie raccolte sono per la maggior parte frutto di indiscrezioni poiché nessun comunicato ufficiale è stato diramato non essendo i rispettivi consigli di amministrazione pervenuti a decisioni e proposte definitive. Situazione del Nuovo Banco Ambrosiano, relatore Pier Domenico Gallo, direttore generale. Al 30 giugno scorso la raccolta da clientela aveva raggiunto i 3500 miliardi con un incremento del 20 per cento. La raccolta complessiva aveva superato i 5000 miliardi. A fine maggio gli impieghi sommavano a 2900 miliardi di cui 2200 verso la clientela con un incremento del 13 per cento. Alla stessa data il portafoglio investimenti era a 392 miliardi. Caso Zanussi. Il consiglio avrebbe deciso di aderire alla proposta della Elettrolux di un consolidamento dei debiti dopo che altri istituti più fortemente impegnati sembrano orientati ad assumere questa linea nella prossima riunione delle banche. Problema Rizzoli. Gli amministratori hanno preso atto che la delibera di aumento di capitale da 6 a 127,5 miliardi non è stata approvata dalla assemblea straordinaria della Rizzoli Editore Spa del 30 giugno scorso e pertanto non resta che attendere, come creditori, il vertice della Rizzoli presenti altre proposte. Non a caso questa mattina si riunisce il consiglio di amministrazione della Rizzoli proprio per esaminare proposte alternative e convocare l'assemblea che si presume si terrà il 29 luglio. E'da questa assemblea che dovrebbe uscire il nuovo assetto della Rizzoli. Ma quale assetto? Giorni fa a Milano nel corso di una cena alla quale erano presenti Piero Schlesinger, Giovanni Bazoli, Roberto Poli, presidente della Rizzoli e Angelo Provasoli, presidente dell'Editoriale Corriere della Sera sono emerse con chiarezza due posizioni in netto contrasto. Da un lato Piero Schlesinger e Roberto Poli condividono la tesi che la Rizzoli deve rimanere alle banche creditrici dal momento che nessuna delle cosiddette "cordate" si è fatta avanti con delle proposte concrete. Pronti tuttavia a cambiare parere se e quando venisse fatta una proposta di intervento come la partecipazione all'aumento di capitale per 121 miliardi per fare uscire "in bonis" il gruppo dalla amministrazione controllata. Giovanni Bazoli, presidente del Nuovo Banco e della Centrale è di diverso parere. La Rizzoli va venduta perché dobbiamo, dice, fare i banchieri e non gli editori. Bazoli è dunque per una soluzione imprenditoriale anche se l'eventuale acquirente non è nella possibilità di versare l'intero importo per la ricapitalizzazione. Vi sono forme, oramai collaudate, di consolidamento parziale del debito o di concordato che possono ugualmente costituire una soluzione accettabile. In questo modo si ottempera anche alla direttiva della Banca d'Italia che vieta alle banche di detenere partecipazioni di attività editoriali. Ma Schlesinger sembra deciso a insistere sulla sua posizione. O c'è qualcuno che mette sul tavolo i 121 miliardi oppure non resta alle banche che garantirsi la riscossione dei propri crediti convertendoli in azioni della Rizzoli. E la Banca d'Italia non potrà opporsi a un modo legittimo di inseguire e recuperare un credito. Successivamente le banche potranno provvedere al risanamento del gruppo e venderlo al momento opportuno. Se dovesse prevalere questa tesi l'assetto che potrà scaturire dalla assemblea Rizzoli di fine luglio appare scontato. Ancora una volta verrà proposto l'aumento del capitale al quale non potranno far fronte sia il sequestratario della partecipazione di Angelo Rizzoli (40 per cento) sia la Fincoriz di Bruno Tassan Din. E allora? La Rizzoli potrebbe diventare delle banche attraverso appunto la conversione dei crediti in azioni. Sul futuro della Centrale sta prevalendo l'orientamento della fusione della finanziaria nel Nuovo Banco Ambrosiano. Le modalità dell'operazione non sono state ancora definite perché presentano aspetti delicati sui quali devono concordare tutti gli azionisti del pool che controlla l'Ambrosiano. Sembra sia previsto un diritto di recesso, ma non è stato ancora stabilito in quale misura, in alternativa al cambio di azioni Centrale con azioni del Nuovo Banco. E'anche prevista la vendita di una quota minoritaria della Cattolica del Veneto (20 per cento) a 7500 lire per azione per un importo di 150 miliardi. E' stata infine decisa la cessione di una quota minoritaria della Centrale Servizi.