Maurizio Turco,
presidente del Partito radicale, questo è il primo congresso senza Marco
Pannella ed è preceduto anche da molte discussioni interne. Che appuntamento
sarà?
Il Partito radicale è
stato quello che Marco Pannella ha concepito e organizzato per mezzo secolo.
Perché accadesse ha dovuto rinunciare sempre a qualcosa: fosse l’orgoglio, il
denaro o una qualsiasi forma di potere. Pannella, a differenza di tutti, preferiva
‘avere torto con il partito piuttosto che ragione da solo’. Sarà quindi il
congresso in cui non ci sarà Pannella a proteggere i ‘chiagn e fotte’ che in
questi anni lo hanno prima adulato, poi deriso, finendo per illudersi di
rottamarlo, operazione impossibile visto che Pannella ha sempre avuto una
visione biodegradabile e non ideologica della politica. L’esatto contrario di
quel che Roberto Cicciomessere - che è stato militante nonviolento, dirigente
politico, segretario del Partito e parlamentare per sei legislature - ritiene
essere il contendere di questo congresso: l’uso del brand. Per chi lo pensa
vorrebbe dire l’autorottamazione di quello che per anni hanno ritenuto o
professato di essere.
Ha fatto molto
discutere la scelta di tenere il congresso a Rebibbia. Cosa pensa di queste
polemiche?
Purtroppo non c’è stata
la polemica politica ma misere prese di posizione. Prima si è sostenuto che era
un congresso illegittimo, poi gli stessi che l’hanno sostenuto hanno invitato
amici e simpatizzanti a partecipare; infine, è stato fatto un appello a
chiunque a registrarsi per entrare a Rebibbia anche se non iscritti al Partito
Radicale e nemmeno certi di partecipare. Cosa non si fa per un brand!
Molti hanno anche messo
in dubbio la legittimità della convocazione; qualcuno ha ventilato l’esistenza
di una vera e propria resa dei conti all’interno del Partito Radicale,
addirittura di una sua possibile chiusura.
Chi parla di resa dei
conti vuole auto assolversi per non parlare dei suoi comportamenti politici.
Pannella definì ‘lanciatori di merda’ coloro che volevano normalizzare il
partito, farlo diventare un partito come gli altri, più ap-pagante. Mentre la
chiusura è una costante: per coprire il debito con l’autofinanziamento attuale
sono necessari due anni. Su questo siamo ricchi di assordanti silenzi.
Al Congresso si
discuterà anche della ‘forma-partito’. Secondo lei lo statuto del 1967 è ancora
attuale o occorre pensare a formule organizzative diverse?
Pannella è riuscito a
dar vita alla più lunga esperienza di un partito libertario: a cui si potesse
iscrivere chiunque e ne avesse la responsabilità, eleggendo sempre gli organi a
voto segreto. Può esistere per un tempo consistente un partito libertario senza
Pannella? Ne dubito, e con coloro che ci sono stati in questi ultimi due anni
proveremo a non banalizzare questa storia.
La connotazione
transnazionale del Partito Radicale ha ancora una sua ragion d’essere?
Tutti i grandi problemi
del nostro tempo hanno una dimensione transnazionale a differenza di quella di
chi dovrebbe governarli che è localistica ed elettoralistica.
Quali sono le due linee
politiche che si confronteranno e/o scontreranno al Congresso?
La linea è tra chi ha
operato con Marco e chi lo avrebbe voluto politicamente seppellire da vivo. Chi
si è sottratto al confronto ha assunto comportamenti che divergevano con quello
che in passato voleva o si proponeva di voler essere. Marco era ben consapevole
di questo e il suo ultimo atto stra-ordinario è stato quello di ripagare i suoi
detrattori con un ‘amore amore amore’.
Pensa di candidarsi per
assumere un ruolo nel gruppo dirigente che verrà eletto dal Congresso?
Faccio da sempre parte
di un gruppo diligente nel quale non si entra per elezione o cooptazione. Per
me non è importante ‘vincere’ o ‘perdere’ ma uscire dal congresso con un gruppo
di persone con cui condividere una comune teoria della prassi e con le quali
dedicarci a non disperdere l’immenso patrimonio che ha lasciato Marco e che in
buona parte deve essere ancora scoperto, conosciuto, capito.