Il capo della Gendarmeria del Vaticano è un’ex Fiamme gialle e agente segreto (Sisde)
Un’interrogazione svela che può essere richiamato in Italia
Il procedimento giudiziario aperto contro Paolo Gabriele, “aiutante
di camera” ossia maggiordomo del papa, ha più volte portato all’attenzione di giornali
e televisioni il corpo della Gendarmeria, che sarebbe l’equivalente della Polizia
di Stato all’interno della Città del Vaticano. A tutti gli effetti, quindi, un corpo
di sicurezza di uno Stato sovrano, con compiti di ordine pubblico, polizia giudiziaria
(vedasi il caso Gabriele), tributaria e di frontiera, prevenzione e repressione
dei reati.
Sulla figura del direttore della Gendarmeria, Domenico Giani,
i deputati radicali sono intervenuti, presentando un’interrogazione sui suoi trascorsi
di carriera italiana. Il sottosegretario alla Giustizia, Antonino Gufo, ha di recente
risposto, anche con un’insolita premura rispetto alla data di presentazione del
documento ispettivo. Ha ricevuto la dichiarazione di soddisfazione del primo
presentatore, Maurizio
Turco, parlamentare certo
non tenero verso il Vaticano,
posto
che presiede l’associazione
radicale “Anticlericale.net”.
Dalla risposta governativa
emerge che Giani, arruolato diciannovenne
nella Finanza nel
1981, dapprima sottufficiale,
tenente dal ‘98 e capitano dal
2002, con un servizio di oltre
tre anni presso i servizi segreti
(Sisde), venne
“distaccato presso
lo Stato della Città del Vaticano
per assumere l’incarico di
Vice
Ispettore Vicario del corpo di
Vigilanza dello stesso
Stato dal 10 agosto
1999
al 15 ottobre 2004, data
di collocamento in congedo”
(il corpo di Vigilanza
riprese nel 2002 l’antica
denominazione di Gendarmeria).
Oggi, per lo
Stato
italiano, Giani è
«capitano della riserva
di complemento» nella
Guardia di finanza,
«definitivamente
posto in
quiescenza con possibilità
di essere richiamato
in
servizio attivo esclusivamente
ín tempo di
guerra o ai gravi crisi
internazionali».
Da sottufficiale della
Finanza, in Italia, a capo della
Polizia,
in Vaticano, indubbiamente
il personaggio ha saputo
costruirsi una notevole carriera.
Quel che però non è chiaro è come
possa un ufficiale italiano essere
distaccato
presso un corpo di polizia
estero, per un intero quinquennio.
Quanto poi alla
«possibilità
di essere richiamato», forse
l’ufficio che ha redatto la risposta
all’interrogazione avrebbe dovuto
domandarsi se l’attuale direttore
della Gendarmeria
vaticana sia
ancora cittadino italiano o non
abbia, mercé l’elevato incarico
ricoperto
Oltretevere, assunto la
cittadinanza vaticana. Sarà tutto
perfettamente regolare,
in termini
di distacchi, carriera, attività
svolta, nessuno ne dubita: lo
stesso
interrogante, infatti, nella
replica non avanza critiche di
rilievo, se non l’ovvia
e doverosa
riserva sul fatto che quel che non
sarebbe consentito con altri Paesi
è invece permesso nei riguardi
del Vaticano «come Stato estero».
Sul piano dell’opportunità,
tuttavia,
qualche dubbio si potrebbe
avanzare.