Privacy Policy Cookie Policy Termini e Condizioni

2012 08 23 * Italia Oggi * Giani, un capitano in prestito * Cesare Maffi

Il capo della Gendarmeria del Vaticano è un’ex Fiamme gialle e agente segreto (Sisde)

Un’interrogazione svela che può essere richiamato in Italia

Il procedimento giudiziario aperto contro Paolo Gabriele, “aiutante di camera” ossia maggiordomo del papa, ha più volte portato all’attenzione di giornali e televisioni il corpo della Gendarmeria, che sarebbe l’equivalente della Polizia di Stato all’interno della Città del Vaticano. A tutti gli effetti, quindi, un corpo di sicurezza di uno Stato sovrano, con compiti di ordine pubblico, polizia giudiziaria (vedasi il caso Gabriele), tributaria e di frontiera, prevenzione e repressione dei reati.
Sulla figura del direttore della Gendarmeria, Domenico Giani, i deputati radicali sono intervenuti, presentando un’interrogazione sui suoi trascorsi di carriera italiana. Il sottosegretario alla Giustizia, Antonino Gufo, ha di recente risposto, anche con un’insolita premura rispetto alla data di presentazione del documento ispettivo. Ha ricevuto la dichiarazione di soddisfazione del primo presentatore, Maurizio 
Turco, parlamentare certo 
non tenero verso il Vaticano, posto 
che presiede l’associazione 
radicale “Anticlericale.net”.
Dalla risposta governativa 
emerge che Giani, arruolato diciannovenne 
nella Finanza nel 
1981, dapprima sottufficiale, 
tenente dal ‘98 e capitano dal 
2002, con un servizio di oltre 
tre anni presso i servizi segreti 
(Sisde), venne “distaccato presso 
lo Stato della Città del Vaticano 
per assumere l’incarico di Vice 
Ispettore Vicario del corpo di 
Vigilanza dello stesso 
Stato dal 10 agosto 1999 
al 15 ottobre 2004, data 
di collocamento in congedo” 
(il corpo di Vigilanza 
riprese nel 2002 l’antica 
denominazione di Gendarmeria). 
Oggi, per lo 
Stato italiano, Giani è 
«capitano della riserva 
di complemento» nella 
Guardia di finanza, «definitivamente 
posto in 
quiescenza con possibilità 
di essere richiamato 
in servizio attivo esclusivamente 
ín tempo di 

guerra o ai gravi crisi 
internazionali».
Da sottufficiale della 
Finanza, in Italia, a capo della 
Polizia, in Vaticano, indubbiamente 
il personaggio ha saputo 
costruirsi una notevole carriera. 
Quel che però non è chiaro è come 
possa un ufficiale italiano essere 
distaccato presso un corpo di polizia 
estero, per un intero quinquennio. 
Quanto poi alla «possibilità 
di essere richiamato», forse 
l’ufficio che ha redatto la risposta 
all’interrogazione avrebbe dovuto 
domandarsi se l’attuale direttore 
della Gendarmeria vaticana sia 
ancora cittadino italiano o non 
abbia, mercé l’elevato incarico 
ricoperto Oltretevere, assunto la 
cittadinanza vaticana. Sarà tutto 
perfettamente regolare, in termini 
di distacchi, carriera, attività 
svolta, nessuno ne dubita: lo 
stesso interrogante, infatti, nella 
replica non avanza critiche di 
rilievo, se non l’ovvia e doverosa 
riserva sul fatto che quel che non 
sarebbe consentito con altri Paesi 
è invece permesso nei riguardi 
del Vaticano «come Stato estero». 
Sul piano dell’opportunità, tuttavia, 
qualche dubbio si potrebbe 
avanzare.