Privacy Policy Cookie Policy Termini e Condizioni

1989 11 05 * La Repubblica * 'LI CONVINCERO' A DARCI LA PILLOLA' * Arnaldo D'Amico

ROMA La pillola per abortire continua a far parlare di sé. Anche ieri si sono registrate altre iniziative e prese di posizione da parte di esponenti del mondo politico e scientifico. Inoltre, le polemiche sull'interruzione volontaria della gravidanza da ieri s'intrecciano con quelle sollevate dal giudizio di inefficienza del nostro sistema sanitario, espresso dai vertici dell'industria produttrice del farmaco, motivo per cui non sarà presentata in Italia la domanda di registrazione della pillola Ru 486. Il sottosegretario alla sanità Elena Marinucci comunque non demorde: ieri ha confermato che, per sgombrare il campo da inutili ostacoli per la commercializzazione del farmaco anche in Italia, giovedì prossimo incontrerà il rappresentante italiano della ditta francese che produce la pillola Ru 486. I radicali Maurizio Turco e Paolo Pietrosanti invece hanno annunciato la prossima apertura di tre consultori pilota in tre diverse regioni italiane per la somministrazione dello Ru 486. E' un farmaco già in uso in altri paesi dicono i radicali che consente di superare l'intervento chirurgico per l'interruzione della gravidanza: per questo va immediatamente posto a disposizione dei cittadini. Vogliamo e dobbiamo opporci ad ogni logica ed ad ogni approccio proibizionista anche in questo campo, per affermare la libertà del cittadino di agire e scegliere sulla base della propria coscienza. Nettamente a favore Rita Levi Montalcini. Sono favorevole all'introduzione anche in Italia della pillola per abortire ha detto il premio Nobel per la medicina nonostante sia membro dell'Accademia Pontificia delle Scienze. Quando mi chiamarono a farne parte, precisai che comunque avrei conservato, ovviamente nei limiti della morale e del buon senso, la mia libertà d'espressione. In questo caso il problema morale resta ma dato che l'aborto è previsto da una legge dello Stato, ben venga tutto quello che può renderlo meno traumatico dell'intervento chirurgico in sala operatoria. Più possibilista invece la posizione delle donne repubblicane, le uniche sinora ad aver sottolineato la tendenza negativa a considerare l'aborto un fatto inevitabile e non un dramma, prevenibile con una politica di educazione sessuale. Non siamo certamente contrarie in linea di principio ha detto la responsabile del movimento femminile, Gabriella Poma e quindi non esiste nessuna preclusione all'introduzione del farmaco. La pillola Ru 486 non è altro che uno dei tanti strumenti che esistono, forse il più moderno, il meno traumatico e doloroso. Ma il primo nodo da sciogliere ha concluso Poma rimane quello di diminuire il ricorso all'aborto attraverso l'attuazione di una seria educazione sessuale e sanitaria per la quale, sia la scuola che la sanità, non stanno facendo nulla. Davvero offensive le dichiarazioni della Roussel ha detto invece Alma Cappiello responsabile nazionale delle donne socialiste che accusano le nostre strutture sanitarie di non dare le garanzie necessarie per la distribuzione del farmaco. Non vorremmo che dietro tutto ciò si celasse invece l'interesse a mantenere un mercato ristretto con conseguente attivazione del mercato nero. Per Margherita Boniver della direzione del Psi la bagarre scatenata dalla richiesta del sottosegretario Marinucci è completamente priva di ogni logica. Se si accetta infatti che una legge dello Stato, la 194, ammetta l'aborto in casi determinati e su richiesta della donna, non si capisce come debba suscitare tanta indignazione e tanta opposizione la possibilità di accedere ad aborti precoci sotto controllo medico. La risposta a questa obiezione viene dalla responsabile femminile della Dc, Maria Paola Svevo. La questione dell'aborto dice la Svevo ora viene posta in modo da introdurre, rispetto a precedenti confronti politici sul tema, una grossa frattura e conflittualità tra le forze politiche. L'adozione della Ru 486 introdurrebbe ancora di più il meccanismo dell'aborto come contraccezione e non possiamo essere d'accordo. La pillola quindi riprivatizzerebbe il problema e si manifesterebbe contraddittoria anche rispetto alla legge 194 che dà invece la possibilità alle donne di disporre di un tempo di riflessione e di mettere in evidenza il disinteresse della comunità rispetto alla scelta. Se la pillola ha detto Livia Turco della segreteria del Pci contribuisse a eliminare quegli ostacoli spesso artificiosamente frapposti alle scelte delle donne, sarà salutata positivamente. Inoltre sono pretestuose quelle ipotesi che collegano una riduzione della sofferenza fisica della donna a ipotesi di generalizzazione dell'aborto. La nostra esperienza dimostra invece ha concluso Turco che per combattere l'aborto occorre garantirne l'uscita dalla clandestinità e l'assunzione piena della responsabilità, sia da parte della donna, che da parte della collettività.