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2016 04 23 * Partito Radicale * Roma, Assemblea degli iscritti * Maurizio Turco

Care compagne e cari compagni,

PARTE PRIMA – CONTINUARE SEMPLICEMENTE A ESSERE NOI STESSI

grazie per essere qui nonostante questo lungo ponte, grazie per avere accolto l’invito a riunirci per fare un punto della situazione relativa al contesto esterno ed interno.

* * *

Una riunione certamente difficile e per questo non può che essere destinata a farci fare una passo avanti, che anche se dovesse essere piccolo, è importante che sia nella giusta direzione.

Giusto pro memoria di chi si fosse distratto negli ultimi anni (anche se credo che qui, di distratti ce ne siano ben pochi) ricordo che l’ultimo congresso del Partito si è tenuto nel dicembre 2011, il successivo si sarebbe dovuto tenere nel dicembre 2013. In quella data tenemmo una riunione del Senato e poi una successiva nel mese di aprile 2014. Infine nell’agosto scorso chiesi che si tenesse una riunione del Senato proponendo anche un ordine del giorno, ma per ragioni politiche fu deciso di rinviarla ipotizzandone una migliore preparazione.

Nella riunione del Senato del dicembre 2013 proposi nella mia relazione una ricostruzione storica esaustiva – nel senso che misi a disposizione tutto quanto era disponibile - di quanto era accaduto a partire dal 2005. Conclusi la mia relazione prendendo atto che “dal punto di vista economico finanziario il Partito radicale per uscire dalla situazione in cui si trovava avrebbe dovrebbe operare una soluzione di continuità.” Decisione che, come sempre è accaduto, era sottoposto al vaglio dell’opportunità politica. Si decise per l’ennesima volta di mettere in “gioco il Partito, cioè il suo patrimonio che è dato dalla sua storia.”

Non entrerò qui nei dettagli di quel che è accaduto dopo, delle insinuazioni sul patrimonio, le eredità e quant’altro: invierò a tutto l’indirizzario copia di questa relazione corredata da una serie di allegati perché ciascuno possa approfondire e farsi un’idea della confusione creata da chi scambia i propri personali desiderata e la realtà.

* * *

Ma torniamo a noi, oggi, qui. Ci è stato chiesto che riunione fosse questa immaginando chissà quali propositi potesse nascondere. La risposta è semplice: ci incontriamo per vederci, parlarci, discutere sapendo che questa è la prima volta in cui Marco non potrà intervenire per dare un contributo, prospettare un futuro, fornirci visioni, indurci a non fare altro che - per parafrasare il messaggio di Pasolini al Congresso del Partito Radicale del 1975 - “continuare semplicemente a essere 
noi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. A dimenticare subito i grandi successi 
e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarci col
diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.”. Questa è la nostra alterità e questa nostra alterità è un “valore” non negoziabile. Continuiamo a credere che Parigi non valga una messa.

Noi che non “facciamo i politici”, i deputati, i leader … ma lottiamo, per quel che dobbiamo e per quel che crediamo. Non per il potere.

LA NOSTRA STORIA

Quando parliamo della nostra storia parliamo della storia del Partito Radicale, cioè delle idee, delle lotte, delle speranze incarnate dal Partito Radicale pannelliano. Cioè dal Partito che Marco ha voluto che fosse con il contributo di chi ha voluto darlo, incontrando non poche resistenze soprattutto da parte di e a volte dei radicali. Poi, certo, c’è chi lo ha incarnato di più e chi meglio, ma dobbiamo ringraziare le migliaia di donne e di uomini che in questi decenni hanno dato il loro contributo perché il Partito Radicale fosse vivo ancora oggi – e voi qui dimostrate che il Partito Radicale è vivo qui ed ora – senza doversi vendere l’anima ma anzi rendendola sempre più evidente.

L’ANIMA RADICALE

L’anima radicale può essere racchiusa nella sintesi “la vita del diritto per il diritto alla vita”. In sostanza siamo stati e restiamo il Partito dei partigiani del diritto e dei diritti. Sempre - e direi da sempre - la centralità radicale è l’universalità del diritto, dei diritti. Ma quest’anima per vivere necessita di essere alimentata costantemente.

NO ALLA RAGION DI PARTITO

Un Partito con queste caratteristiche per vivere non può indugiare sui principi, farsi sconti, cedere alle lusinghe della ragion di partito che tutto concede ai mezzi che giustificano i fini. Noi siamo riusciti a far vivere questo partito perché per noi i mezzi hanno prefigurato e prefigurano i nostri fini, i nostri obiettivi.

Non credo che il contesto esterno, quello del mondo che ci circonda, sia più importante di quello interno. Anzi, credo che solo un contesto interno senza doppie verità, senza ragion di partito, consenta ad un soggetto politico come il nostro e a ciascuno di noi, di poter affermare e difendere l’alterità individuale e del Partito.

E’ ben difficile sostenere che sia possibile fare fuori dal Partito, nella società, qualcosa di diverso se non lo si è praticato quotidianamente qui; in altre parole se qui si assumono certi comportamenti è ben difficile che fuori se ne possano assumere di segno contrario.

O meglio ancora, Marco ce l’ha ripetuto all’infinito perché evidentemente ha un suo valore intrinseco ed estrinseco, i mezzi prefigurano i fini e, a maggior ragione, li prefigurano i comportamenti.

Non è per un fatto egoistico, di difesa della mia storia personale e che è la storia di lotte di tante e tanti di noi, che io mi rifiuto di vivere con il peso di una ragion di partito che mi impedisca di essere libero, di continuare con pienezza a lottare per le ragioni e le speranze radicali, quelle che Marco ha ereditato, quelle che ha rinnnovato e quelle che ha concepito e che, tutte insieme, ci ha donato.

Tacere, far finta di nulla, soprassedere, sopportare, rassegnarsi è quello che viene chiesto quotidianamente ai cittadini. Io a questo non mi rassegno e voglio vivere con delle compagne e dei compagni in un partito che non si rassegna; il partito dei silenzi complici, dell’ignavia e dell’indifferenza, non è il mio, non è il nostro, non è il Partito Radicale.

* * *

Nella quotidianità, interna ed esterna, questo non è condiviso da alcuni di noi. E, in questo senso l’ultimo atto, l’ultimo di una lunga serie, è la presentazione di un simbolo la cui peculiarità è la dicitura radicali.

Nel Partito Radicale c’è stato chi non ha condiviso quanto decise il congresso nel 1988 inserendo nello statuto l’affermazione “Il Partito Radicale in quanto tale e con il proprio simbolo non si presenta a competizioni elettorali.”

Alcuni compagni a seguito di questa decisione non si sono più iscritti, altri hanno continuato a farlo con il pensiero o con il retropensiero di poter un giorno presentare la Rosa nel Pugno e la dicitura Partito Radicale, evidentemente dimentichi della nostra scelta, reiterata nel tempo, di non fare del simbolo il feticcio ma di cercare ogni volta di fare del simbolo lo strumento per veicolare le nostre lotte.

Nell’ultimo comitato di radicali italiani è stato addirittura proposto di riformare l’associazione “radicali italiani” cancellando “italiani” così da far coincidere il simbolo del 1° aprile con l’associazione.

Nella mozione del 1988 che modificò lo Statuto venne anche specificato che “(…) Il Partito radicale, nel momento in cui decide di rinunciare anche e in primo luogo in Italia alle competizioni elettorali, consegna ai radicali la responsabilità di perseguire con il massimo di iniziativa la promozione di nuovi soggetti politici riformatori e di aggregazioni politiche ed elettorali capaci di prefigurare una forza laica di alternativa che possa governare la trasformazione democratica delle istituzioni.[1](…)”

La decisione congressuale fu oggetto su Notizie radicali di un approfondimento da parte di Gianfranco Spadaccia il quale per dare forza ad una decisione che evidentemente, al momento, condivideva scrisse:
(…) Sul terreno elettorale, quella del Partito radicale deve essere considerata come una sorta di “disarmo unilaterale”, con l'avvertenza che siamo non dei pacifisti rinunziatari, ma dei nonviolenti attivi, che quindi l'iniziativa politica può e deve essere portata avanti in altra forma e con altre armi che quelle delle liste di partito. Io vorrei escludere operazioni banali di travestitismo elettorale (il partito non si presenta, ma si presentano liste radicali). [2](…)”

Ecco, nel merito, io considero la presentazione del simbolo del 1° aprile una banale operazione di travestitismo elettorale. Nel metodo è anche peggio. Ma per fornirvi conferma di questo mio giudizio è necessario fare un piccola cronistoria degli eventi:

Il 14 marzo - quindici giorni prima della presentazione del simbolo –in una intervista al Corriere della Sera alla domanda “se chiuderete un accordo, ci sarà una vostra lista a sostegno di Giachetti?” Emma rispose “a me piacerebbe che fosse radicali e federalisti. Tra città metropolitana e ruolo dei municipi, quello del federalismo è un tema concreto.”

Anche a seguito di quella intervista il 26 marzo con 14 compagne e compagni[3] – sostanzialmente chi ha condiviso il percorso delle 364 riunioni quotidiane delle 12 - scriviamo ad Emma e Riccardo affinché “si possa discutere pubblicamente e così uscire dalla logica dei fatti compiuti.”

Nei giorni seguenti Emma e Riccardo tralasciando di rispondere nel merito, ci rispondono che sono disponibili a incontrarci. Con il senno di poi è di tutta evidenza che stavano lavorando per fare una sorpresa, innanzitutto ai radicali.

Tant’è che il 1° aprile Emma con il segretario, il tesoriere ed il presidente di radicali italiani, presentano al pubblico - e ai radicali visto che non c’era stato alcuna avvisaglia (e non è titolo di merito e neppure di furbizia) - il simbolo radicali (contornato dalle diciture federalisti laici ecologisti).

Permettetemi di rilevare che in tutte le occasioni elettorali Marco Pannella ha sempre promosso riunioni allargate per valutare se ed eventualmente come cogliere l’occasione elettorale per farne opportunità politica.

In seguito a quanto accaduto, il 2 aprile abbiamo scritto a Emma e Riccardo
“la conferenza stampa di ieri è il punto di caduta finale di una operazione politica che fa finalmente chiarezza e consentirà a ciascuno di poter meglio operare per i propri specifici obiettivi.
Operazione politica che è stata formalizzata con l’iniziativa denominata “la svolta” posta in essere in prossimità del Congresso di Radicali Italiani quale alternativa alle politiche radicali riassunte nella lettera di convocazione del Congresso firmata da Rita Bernardini.”

Di fatto, metodologicamente si è deciso di operare nel chiuso di qualche stanzetta mentre ogni giorno, in questo salone, ci si riuniva per fare il punto della situazione.

Ma consentitemi anche di rilevare che il simbolo radicali è stato presentato dagli organi dirigenti di radicali italiani ha fatto da fondale alla tre giorni del comitato nazionale che, infine, ha deliberato in mozione di sostenere
“l’iniziativa politica ed elettorale di presentazione delle liste “radicali, federalisti, laici ecologisti” a Roma, a Milano e auspicabilmente in altre città italiane, e ne raccomanda il supporto finanziario da parte del Movimento[4].”

Vorrei sommessamente ricordare che all’articolo 1 dello Statuto c’è scritto che
“Radicali italiani in quanto tale e con il proprio simbolo non si presenta a competizioni elettorali.”

Spero che tra gli avvocati presenti qualcuno vorrà dire due parole, se non altro per illuminarci su quello che ritengo essere un caso di scuola.

* * *

Dal mio punto di vista vi è una concatenazione di eventi di cui la presentazione del simbolo è l’ultimo e conclusivo episodio. Non vorrei si dimenticasse quanto accadde nel congresso del 2009 quando Radicali Italiani decise di cambiare le regole di selezione della classe dirigente. Non più liste con delle persone che si assumevano la responsabilità di compilarle ma voto assembleare … Com’è finita lo abbiamo visto tutti: a “pizzini”, come li definì Angiolo.

Da allora è stato un crescendo. Prima si è fatto un nuovo sito di radicali italiani che iniziava dal 2009. Di fronte alle giuste rimostranze, fu detto che in un mese si sarebbero integrate le informazioni relative agli anni precedenti: sono passati 6 anni e non è stato fatto nulla. Per venire ai giorni nostri nei quali dal sito di radicali italiani è addirittura scomparsa la funzione attraverso la quale si potevano fare ricerche nell’archivio storico del Partito Radicale dal 1955. Niente male per un soggetto costituente...

* * *

Questi sono comportamenti. Sono comportamenti e come tali vanno valutati, cercare di accreditarli come miei problemi personali nei confronti di qualcuno è prassi di altre epoche, altri regimi, altri partiti.

* * *

Non posso non ricordare, perché altrimenti questo non sarebbe il partito al quale dico di appartenere, la vicenda di alcuni dirigenti dell’Associazione Coscioni. Ho affermato, documentato e oggi qui lo ribadisco, che le pratiche per le quali l’associazione ha ottenuto il 5permille sono pratiche, per usare un eufemismo, “scorrette”. Che se avessimo avuto notizia di simili pratiche da parte di qualsiasi altra associazione avremmo alzato le barricate. E invece viviamo tutto questo in imbarazzo. Io non posso perché non voglio tacere quanto è stato scritto a questo proposito ancora il 29 luglio scorso[5]
“Il punto più critico, non il più basso: questo a mio avviso, nelle divisioni interne degli ultimi due anni, lo abbiamo toccato un anno fa' grazie alla iniziativa con la quale il tesoriere del PR Maurizio Turco ha tentato di delegittimare l'accesso al 5 per per mille della Associazione Luca Coscioni quale associazione di promozione sociale e civile. Il fatto che questa Associazione abbia conseguito una serie continua di successi politici, giudiziari, mediatici nello smantellamento dei più gravi limiti imposti dalla legge 40 alla libertà di ricerca e alla fecondazione assistita non lo ha dissuaso anzi lo ha incoraggiato a procedere nella sua iniziativa. E questo è avvenuto nel silenzio ufficiale degli organi del Partito e degli altri soggetti della galassia radicale.”

D’altronde già in congresso chi ha scritto queste cose aveva già affermato, con linguaggio - l’ho già detto e lo ripeto – squadrista:
“Io spero che i fatti ricaccino nella gola di Maurizio Turco questa gravissima accusa implicita, che implicitamente ci viene rivolta[6].”

Devo dire a mia discolpa che l’accusa non è implicita ma esplicita.

Insomma, sarei colpevole di lesa ragion di partito. Se non è ancora chiaro: io non ci sto. E se finora non sono riuscito a far diventare questo scandalo lo scandalo che merita di essere – perché così fan tutti - è solo e soltanto perché c’è uno scandalo nello scandalo ed è il Ministero che si accontenta delle autocertificazioni, fatto che anch’esso non può e non deve essere taciuto.

E siccome al peggio non c’è mai fine, eviterò di chiedere quanti dei presenti iscritti all’associazione Coscioni erano o sono informati che il 19 febbraio si è tenuto un congresso straordinario di 5 minuti all’interno della riunione del Consiglio generale.

* * *

Negli ultimi tre mesi abbiamo assistito a dei fatti a dir poco incredibili. Lascio da parte le giravolte su sindacature, sostegni negati e accordati a Roberto Giachetti, proprie del circo della solita politica, ma non quella radicale.

In questo gioco si può impunemente dire di tutto e di più. In una intervista di Dimitri Buffa pubblicata il 12 gennaio scorso su Il Tempo[7] Riccardo Magi ha affermato:
“Pannella si era dimostrato possibilista se non favorevole al referendum all’interno del dibattito nella direzione di radicali italiani che si era tenuta lo scorso 6 gennaio. Poi domenica ha detto così… (cioè ha sconfessato il referendum sulle olimpiadi nda) Non saprei come interpretare il tutto”.

Forse Pannella è rincretinito? No. E’ Magi che ha attribuito a Pannella una affermazione che non ha mai fatto.

Possiamo dirci tra di noi che questo modo di fare polemica politica non è il nostro?

E ancora il 7 marzo Francesco Maesano su La Stampa scrive un articolo – “Pannella non è replicabile” E il Partito finisce in diaspora - nel quale si sostiene per l’appunto che vi sarebbe o vi sarà una diaspora ma ci sono solo dichiarazioni virgolettate di Riccardo Magi. Maesano coglie l’occasione per parlare del Congresso di Radicali Italiani del Novembre scorso:
“Per la prima volta Giacinto Pannella detto Marco non interviene a un congresso radicale. E’ un sabato sera. Il giorno dopo Magi verrà eletto segretario sulla base di una piattaforma molto pragmatica, tutta votata alla ricerca di nuovi spazi politici oltre le battaglie storiche. Pannella prova a chiedere una sospensione del congresso. Non gli viene accordata: la maggioranza sta con Magi. Lui incassa e, dopo un’oretta, lascia i lavori.[8]

Chi ha raccontato questo episodio a Maesano o non ha capito niente o è in malafede. Pannella propose la sospensione per evitare l’auto isolamento a cui si stavano costringendo i presenti (altro che da oltre un anno e mezzo c’è qualcuno che li vuole fare fuori, come qualcuno ha detto al comitato di radicali italiani). In quella riunione con Magi non c’era la maggioranza ma la stragrande maggioranza e Marco lo sapeva visto che chi aveva condiviso la lettera di convocazione di Rita non era lì e non aveva la minima intenzione di resistere alla “svolta”. Tant’è che molti di noi dopo essere intervenuti non hanno più partecipato ai lavori. Io, per esempio, dopo aver dichiarato in congresso che non mi sarei seduto al tavolo con i bari e spiegandone le ragioni.

E ancora il 22 marzo ampio articolo sul Corriere della Sera di Alessandro Trocino dal titolo Il “patrimonio” di Marco. Vi cito una frase sola
“Si dice che lo stesso Pannella, prima di entrare nella fase più grave della malattia, abbia avallato la possibilità di un cambio di assetto nel variegato mondo radicale, con un passaggio del simbolo del Partito e dei beni per evitare guerre sull’eredità.”

Vorrei dire all’ispiratore di Trocino che non si faccia illusioni: Marco lascia i suoi scritti, le sue parole, il suo esempio e questa è un’eredità a disposizione di tutti, ma proprio tutti. Per il resto è tutto scritto nei fatti; come ha detto Marco dinnanzi a una contestazione su come è stato amministrato quanto di nostra responsabilità: "siamo orgogliosi di come l’abbiamo governata e così continueremo a fare." 

SECONDA PARTE – IL BUON GOVERNO

Abbiamo sentito ululare a più riprese da Radio radicale che invece la nostra (e non sto usando il plurale maiestatis) sia stata una gestione opaca e privatistica. Affermazione sicuramente falsa e certamente diffamatoria se non è corroborata da fatti. E i fatti contrari a questa affermazione sono rappresentati non solo dai nostri bilanci ma anche dalla contabilità. L’ho detto e lo ripeto perché è quello che emerge dalla contabilità: il Partito Radicale e la lista Pannella hanno contribuito in maniera tale da concepire, costituire, promuovere e far vivere nuovi soggetti, cioè li ha letteralmente costituiti. Lo abbiamo fatto e lo rivendichiamo.

Lo abbiamo fatto fin quando è stato possibile farlo nonostante una azione ostile posta in essere dal tesoriere di Radicali italiani che ha messo in dubbio l’efficacia del sistema delle iscrizioni a pacchetto. A ulteriore riprova che non si è capito nulla del modello organizzativo del Partito Radicale così come si è venuto concependo e costruendo.

Ed oggi la fotografia del Partito Radicale è la seguente.

Abbiamo una situazione debitoria di oltre 1milione e 100 mila euro
- 140mila euro di TFR da corrispondere alle persone licenziate, dal 31 ottobre il Partito non ha più dipendenti né collaboratori;
- 50mila euro nei confronti della consulente del lavoro
- 6 mila euro nei confronti dell’avvocato del lavoro
- 28mila euro nei confronti della Telecom, il che induce a dover ridurre ulteriormente la spesa corrente
- 5 mila euro nei confronti di diversi piccoli fornitori
per tasse, imposte e assicurazioni abbiamo debiti nei confronti dello Stato per 74mila euro
- vi è un debito di 242mila euro nei confronti della Lista Pannella; di 245mila euro nei confronti della TAS spa per affitto della sede (contratto che abbiamo rescisso il 31 dicembre scorso) e di 304mila euro nei confronti del Centro di Produzione spa.

C’è un credito di 60mila euro vantato da diversi anni dal Partito Radicale nei confronti di radicali italiani per quote di iscrizione al Partito trattenute e non versate, se ho ben capito si attende di far maturare o comunicare che il credito è … prescritto.

Attualmente le iniziative politiche del partito sono rese possibili grazie soprattutto all’apporto economico di Non c’è Pace senza Giustizia.

Il rientro dal debito è condizione essenziale per riprendere qualsiasi iniziativa del Partito Radicale in quanto tale.

A questo proposito la mozione approvata il 10 aprile scorso dal Comitato nazionale di Radicali Italiani ha auspicato
"che l’assemblea informale degli iscritti del PRNTT del 23-24 aprile sia occasione per affermare l’indifferibile necessità di convocazione del Congresso del Partito di cui Radicali Italiani è soggetto costituente."

Nel gennaio 2015, oltre un anno fa, sempre il Comitato nazionale di Radicali italiani
"riconoscendo la centralità del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito (PRNTT), intraprende una raccolta fondi - dal 1 agosto 2015 al 31 gennaio 2016 - diretta a offrire al PRNTT la possibilità di tenere il proprio Congresso.[9]

A distanza di oltre 16 mesi qual’è stato il risultato di questa che è in tutto e per tutto un’iniziativa politica? Radicali italiani ha raccolto 230 euro per la tenuta del Congresso del Partito Radicale !!!

Vorrei inoltre ricordare che il Congresso lo convoca il Segretario e in sua assenza il Senato, del Senato non fa parte il Tesoriere del Partito Radicale ma segretari e tesorieri di Radicali Italiani, Associazione Coscioni, Non c’è Pace senza Giustizia, Nessuno Tocchi Caino, Anticlericale.net, ERA.

Vorrei altresì ricordare per memoria di tutti che sono stato eletto Tesoriere a seguito di un’autocandidatura e in assenza di altri candidati.

Come se non bastasse vorrei ricordare che qualora si riuscissero a reperire i denari per la tenuta di un Congresso degno di questo nome, dal giorno dopo non solo non ci sarebbero denari per l’attività politica ma graverebbe un debito che impedirebbe, come ancora impedisce, qualsiasi attività propria.

Se invece dietro tutta questa polemica ci fosse in ballo esclusivamente l’acquisizione del brand Partito Radicale sarò impegnato affinché questo non accada ma qualora dovesse accadere credo che in diversi faremo quello che Marco rispose a chi, preoccupato del fatto che chiunque si potesse iscrivere al partito anche un attimo prima del voto e quindi si appropriasse del Partito: apriamo affianco la sede del Partito radicale radicale. Questo richiamo è per chi ancora non ha capito il valore della biodegradabilità. 

Peraltro appropriarsi del Partito radicale è ancora oggi operazione semplice. 

A oggi gli iscritti al Partito Radicale sono 648, erano 1159 nell’intero 2015; di questi 187 sono iscritti a pacchetto, erano 302 nell’intero 2015. Le entrate da autofinanziamento sono 370 mila euro, erano 646mila nell’intero 2015.

Vedendo il quadro relativo a tutte le organizzazioni radicali l’aver fatto una campagna contro le iscrizioni a pacchetto e quindi a discapito innanzitutto del Partito non ha portato bene a nessuno. Non credo che il Partito in senso lato aveva né necessità né bisogno di questa controprova. O si marcia uniti o si va a sbattere.

Tenendo presente l’ammonimento di Marco fatto in una delle riunioni quotidiane delle 12
“ci si accusa di voler chiudere tutto perché continuiamo a fare lotte radicali.”

TERZA PARTE – LA PROSPETTIVA

Io credo che la campagna per l’universalità dello stato di diritto democratico federalista laico, dei diritti umani e del diritto umano alla conoscenza sia la radice e la summa delle idee, delle ragioni e delle speranze del Partito radicale. E credo che sia la sola risposta adeguata all’olocausto per fame, sete, guerre e disordine economico che imperversano.

Credo che la dichiarazione di Roma, redatta dal Professor Masullo, sia la logica ed aggiornata conseguenza del Manifesto Appello contro lo sterminio per fame sete e guerre nel mondo scritto da Marco nel 1981 e sottoscritto da oltre 130 Premi Nobel.

Credo, l’ho detto e lo ripeto, che dobbiamo approfondire le ragioni della campagna contro lo sterminio per fame, lì c’era a tutto tondo la nostra critica radicale alla società che si andava prefigurando. E sono tutt’oggi e sempre più vere e concrete le parole a chiusura di quel Manifesto appello
“se le genti sapranno, se saranno informati, noi non dubitiamo che il futuro potrà essere diverso da quello che incombe e sembra segnato per tutti e nel mondo intero.”

Credo che o questa lotta cresce o difficilmente riusciremo a tenere in vita, così com’è accaduto per mezzo secolo, il Partito Radicale, unico strumento possibile per la realizzazione delle nostre lotte. 

Per venire in fine all’organizzazione di questa assemblea. Tra oggi e domani abbiamo previsto alcuni interventi programmati per approfondire questioni specifiche, dalle questioni legate al metodo alle peculiarità radicali – nonviolenza transnazionalità transpartiticità; a quelle legate a particolari questioni, dalla giustizia, alle carceri, all’ambiente.

Il filo conduttore che le tiene insieme è l’obiettivo, individuato e tenuto vivo da Marco, di una requisitoria contro la Repubblica italiana per le violazioni alla propria legalità e alla legalità internazionale, così come risulta dalle sentenze di Tribunali italiani, della Corte europea di Giustizia, della Corte europea dei diritti dell’Uomo nonché da interventi, relazioni e rapporti istituzionali, nazionali ed internazionali.

Credo che ciò debba avvenire rivedendo, approfondendo, aggiornando ed ampliando il libro giallo sulla peste italiana.

Voglio qui richiamare il lavoro di Maurizio Bolognetti in Basilicata che interverrà su quello che sta accadendo in quella regione dopo avercelo per anni preannunciato. E voglio salutare il fatto che la Basilicata è l’unica regione che ha più iscritti di tutto il 2015, erano 15 oggi sono già 17. E lasciatemi anche dire del fatto che su 30 comuni che hanno approvato la delibera per lo stato di diritto 10 sono lucani delibera approvata anche dalla Regione Basilicata.

Non è la prima volta che ci troviamo in questa situazione, abbiamo sempre vissuto così, nella precarietà materiale, e nella ricchezza di idee, lotte, speranze.

Basti solo pensare che quando il Partito radicale rese espliciti nel Congresso del 1988 i propri connotati di partito nonviolento transnazionale e transpartito ci trovavamo in una grave situazione economica e finanziaria, conseguenza delle enormi spese che il Pr aveva dovuto affrontare per conquistare margini minimi di lotta politica e di difesa della propria immagine ed identità.

E quindi, giudicando che le condizioni minime indispensabili per l’esistenza del partito e di un’attività transnazionale, ci si diede gli obiettivi di 4 miliardi di lire di autofinanziamento e di almeno 3 mila iscritti fuori d’Italia e della costituzione dei primi significativi nuclei associativi almeno in alcuni paesi europei.

Consentitemi di rileggere quali furono i temi indicati per una immediata iniziativa politica
1) Stati Uniti d’Europa;
2) antitotalitarismo e diritti umani; 
3) lotta allo sterminio per fame, antimilitarismo e sicurezza; 
4) antiproibizionismo contro la criminalità, le culture e le ideologie sviluppatesi attorno e grazie al mercato clandestino della droga; 
5) difesa e sviluppo dei principi dello Stato di diritto;
6) ambiente, energia e difesa dell’ecosistema. (…)

Temi sui quali non abbiamo mai smesso di fare proposte e attuare iniziative.

E’ una agenda che dobbiamo continuare ad alzare perché è l’agenda dei problemi del nostro tempo, problemi che non conoscono frontiere e che possono debbono essere affrontati solo in una dimensione sovranazionale.

Abbiamo sempre saputo che il futuro è possibile solo se sapremo alzare lo sguardo al di sopra delle nazioni, della razza, del colore, del sesso, della lingua, della religione. Ed è per questo che noi stiamo lottando e continueremo a lottare per l’universalità dello stato di diritto democratico federalista laico, dei diritti umani e del diritto umano alla conoscenza.

* * *

Ho fatto questo intervento perché sento il peso di una responsabilità che non ho desiderato, scelto, voluto, deciso ma che ho. Io a questa responsabilità - che sinora ho condiviso con Marco - faccio fronte come meglio posso sulla base di quello che qui ho imparato. So benissimo che ci sono idee diverse su come andare avanti io invece ho un’idea uguale, cioè quella di continuare sulla difficile strada che abbiamo sin qui deciso di percorrere. Non sarebbero altrimenti spiegabili i nostri richiami alla vita, alle opere, ai pensieri alle idee – per citare qualcuno di coloro che ci hanno nutrito – come Antonio De Viti De Marco, Don Romolo Murri, Benedetto Croce, Don Luigi Sturzo, Gaetano Salvemini, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni … giusto per citare solo alcuni degli italiani.

Io so e molti di noi sanno che sarà sempre più difficile conquistare spazi di agibilità politica ma non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo arrenderci ora. Faremo quel che dobbiamo, accadrà quel che dovrà accadere.

[1] http://www.radioradicale.it/exagora/mozione-generale-approvata-dal-34-congresso-del-partito-radicale-bologna-2-6-gennaio-1988

[2] Una "modesta proposta", di Gianfranco Spadaccia, Notizie Radicali n° 51 dell’11 marzo 1988 http://old.radicali.it/search_view.php?id=49690&lang=&cms=

[3] Laura ARCONTI, Marco BELTRANDI, Antonella CASU, Antonio CERRONE, Sergio D'ELIA, Vincenzo DI NANNA, Maria Antonietta FARINA COSCIONI, Carlo PONTESILLI, Carla ROSSI, Giuseppe ROSSODIVITA, Irene TESTA, Maurizio TURCO, Marialaura TURCO, Valter VECELLIO, Elisabetta ZAMPARUTTI.

[4] http://www.radicali.it/comunicati/20160411/comitato-nazionale-radicali-italiani-approvata-mozione-generale

[5] Pannella, Bonino e i Radicali. La testimonianza di Gianfranco Spadaccia
http://www.agenziaradicale.com/index.php/coseradicali/3585-pannella-bonino-e-i-radicali-la-testimonianza-di-gianfranco-spadaccia

[6] Intervento di Gianfranco Spadaccia all'XI Congresso dell'Associazione Luca Coscioni, 24 settembre 2014
http://www.associazionelucacoscioni.it/comunicato/intervento-di-gianfranco-spadaccia-allxi-congresso-dellassociazione-luca-coscioni#sthash.XoCsn29k.dpuf

[7] http://www.iltempo.it/politica/2016/01/12/olimpiadi-a-roma-si-o-no-il-referendum-spacca-i-radicali-1.1497029

[8] “Pannella non è replicabile” E il Partito finisce in diaspora, Francesco Maesano, La Stampa, 7 marzo 2016

[9] http://www.radicali.it/congressopartitoradicale#sthash.tkIyNmLE.dpuf