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1994 07 08 * CORA coordinamento radicale antiproibizionista * Consiglio generale * Relazione del Segretario * Maurizio Turco

Compagne e compagni,

nel momento in cui siamo riusciti ad incardinare il nostro progetto politico, anche grazie ad alcune congiunture esterne, è necessario analizzare con attenzione quali possono essere i pericoli che insidiano la nostra azione. L'analisi deve necessariamente partire dal nostro itinerario, dal millimetro al giorno fatto nella giusta direzione, cioè deve partire dal rilanciare il nostro metodo e la nostra storia. Questo anche perché è evidente che l'alternativa alla ricerca laica è l'approccio ideologico sempre pronto a sbarrare la strada alla rivoluzione libertaria. Oggi questo va ricordato e ribadito perché il segmento politico di teoria della prassi è l'unico che ha retto di fronte all'incedere del tempo e può reggere ai tempi futuri e alla loro drammatica reale attualità.
Potrei apparire supponente nel dire questo. Non ho interesse né a difendere né ad accreditare una apparenza ma voglio qui, ancora per una volta, e spero non per l'ultima, ricordare una storia politica, fatta di metodo, di idee e obiettivi. Questa storia, questo metodo, possono vivere ancora solo e soltanto se ci saranno dei cittadini che li faranno propri, assumendosene onori ed oneri.
Purtroppo questi cittadini sono sempre meno di quanti ce ne vorrebbero e invece sono sempre troppi i parassiti interessati a godere del frutto di anni di lavoro politico, con il risultato non di rilanciare bensì svilire essenza e sostanza delle lotte.
Fino al prossimo congresso del CORA, fin quando ci sarà questo gruppo dirigente, questo nuovo gruppo dirigente che abbiamo secondato, voluto, costruito e nel quale siamo cresciuti insieme i conti con i parassiti li vogliamo fare. E li facciamo da subito confrontandoci sulle proposte, sulla capacità, sulla forza e la convinzione politica.
E con altrettanta forza e franchezza dobbiamo riconoscere limiti e deficienze, nostre e di chi ha la fortuna e l'onore di ascoltarci, e poi di darci ragione, di sollecitarci a fare di più, ma che di fronte alla richiesta di almeno 50.000 lire per iscriversi o aderire al CORA fa finta di non sentire. In questi anni sono state innumerevoli le volte in cui abbiamo dovuto rinunciare a stampare documenti, inviare materiali, strutturare strumenti di informazione e comunicazione anche interni. Ogni volta ci siamo scontrati con la difficoltà del denaro e sarebbe davvero la sconfitta più dura e bruciante quella di dover ammettere che non ce l'abbiamo fatta per poco e per pochi danari.
Come dicevo all'inizio della relazione, siamo riusciti a strutturare una campagna, siamo riusciti a dotarci di un patrimonio di risorse qualificate, scientificamente attrezzate che non ha pari altrove.
Siamo arivati ad un punto in cui dobbiamo fare un salto di qualità, sopratutto organizzativo e lo dobbiamo fare insieme, dobbiamo farlo letteralmente da compagni che, ci veniva sovente ricordato, sono persone che dividono il pane della conoscenza ed aggiungerei della coscienza e della consapevolezza. O per essere conseguenti alla nostra storia dobbiamo rinunciare, passare la mano, chiedere ad altri soggetti di dare volto e voce alle iniziative antiproibizioniste. L'ho già detto allo scorso congresso e qui lo ripeto per l'ultima volta, non ho intenzione alcuna di vivere della rendita di posizione che deriva dal proclamarsi antiproibizionista. Le battaglie radicali sono battaglie di difesa dei diritti ed affermazione del diritto, la rendita di posizione è la più pesante, la più difficile da sostenere per chi ha ancora un sentimento politico e fa politica senza sentimenti né risentimenti.
E quando parlo di rendita di posizione non parlo di cose astratte. Il gruzzolo c'è ed è consistente, e sono le conquiste in termini di acquisizioni e proposte che abbiamo scritto nell'agenda politica nel corso di questi ultimi anni.
E allora partiamo dalla preistoria. Tra il 13 e il 15 settembre del 1991, a Bologna, su proposta di Marco Pannella, il consiglio generale del cora, dopo un vivace dibattito approvò la delibera - che presentai insieme a Tiziana Maiolo - di promuovere un referendum abrogativo della Legge n.162/90 o di parti di essa. Oggi, Tiziana Maiolo che è sempre stata con noi e tra noi, è Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, di quella commissione che dovrà discutere la nostra proposta di legge per la legalizzazione della marijuana e la distribuzione sperimentale e controllata di eroina.
Ricorderete che al quinto congresso di Genova dello scorso gennaio campeggiava uno striscione con la scritta "1994: legalizzazione della marijuana e distribuzione controllata di eroina" dicemmo con chiarezza che non si trattava di uno slogan ma di un progetto politico.
Quel progetto è incardinato e solido, oggi dobbiamo lavorare per realizzarlo.

LA PRIORITA' DEI PROSSIMI MESI

La priorità dei prossimi mesi è quella di assicurare che sulla proposta di legge per la legalizzazione della marijuana e la distribuzione sperimentale e controllata di eroina vi sia un dibattito parlamentare vivo e profondo. Per ottenerlo dobbiamo assicurare una mobilitazione nel paese a partire da alcune parole d'ordine che riassumano efficacemente la proposta e la campagna.
Ed è anche il momento della chiarezza estrema, per cominciare elencherò alcune discriminanti su cui riflettere, per arrivare ad esprimerci in senso chiaro e compiuto.

NO ALLA DEPENALIZZAZIONE

Ho maturato la convinzione che la depenalizzazione è un modo come un altro per evitare di affrontare il problema alla radice. Si propone, in sostanza, che l'uso personale di alcune sostanze non sia più perseguibile per legge, evitando però di dire chi è abilitato alla produzione e al commercio delle stesse. Ovvero lasciando ancora una volta alla criminalità la gestione del mercato. E quindi dobbiamo avere la forza di dire con chiarezza NO ALLA DEPENALIZZAZIONE.

IL CORA-OLD: LA RICERCA SCIENTIFICA STRUMENTO INDISPENSABILE PER LA NOSTRA LOTTA
Ho più volte rimarcato che il CORA è l'unica associazione di volontariato che non ha mai avuto una lira, né dallo Stato né dal parastato. Questo è un dato oggettivo al quale non vogliamo essere vincolati o inchiodati. Siamo gli unici ad aver fornito per anni strumenti unici, non solo di proposta politica ma anche di studio e acquisizione scientifica. Allorquando entrò in vigore la legge Jervolino-Vassalli, il CORA promosse l'OLD-l'osservatorio delle leggi sulla droga, che è diretto dalla nostra Presidente, la Professoressa Carla Rossi, docente di statistica matematica all'Università di Roma. Nei tre anni in cui l'OLD ha monitorato gli effetti della legge, questi studi e queste ricerche sono state pubblicate in 11 rapporti e tre numeri monografici, queste pubblicazioni sono state recensite e gli studi presi a modello da riviste scientifiche destinate agli addetti ai lavori. Cito, una per tutte, la recensione scritta dal Prof.Enzo Lombardo, direttore della rivista Induzioni:" (..) produrre accumulo di ideologia non richiede molto sforzo ed è esercizio più semplice che non organizzare serie valutazioni di quanto accade (..) chi sa se i politici che si occupano di tali problemi dispongano di qualche ora da dedicare alle pagine di questi rapporti, in cui troverebbero un'esposizione degli aspetti quantitativi dei fenomeni non offuscata da eccessivi tecnicismi.
Ebbene mentre noi svolgiamo gratuitamente questa opera, altri si arricchiscono con studi e monitoraggi commissionati da una infinità di enti statali e parastatali, istituzionali e non.NO ALL'IMMUNITA' PER IL VOLONTARIATO ANTIDROGANO ALLE STRATEGIE DI RIDUZIONE DEL DANNO SENZA FARMACI SOSTITUTIVIE non solo. Il proibizionismo è così bene organizzato che produce benefici economici per tutti:
- per la criminalità,
- per i volontari dell
antidroga,
- per gli antipunizionisti.
Non mi soffermerò sui benefici che il proibizionismo assicura alla criminalità. E' invece importante che con il volontariato si vada ad un chiarimento, senza pregiudizi ma anche senza false remore. Innanzitutto va chiarito cosa si intende per volontariato e su questo abbiamo da porre una discriminazione: chi presta opera di volontariato non percepisce denaro per la sua opera, né direttamente né indirettamente. Non abbiamo neppure preconcetti per quanto riguarda la possibilità che vi siano soggetti privati che operino nel campo della prevenzione e cura delle tossicodipendenze a patto che rispettino le leggi del nostro paese e, se percepiscono denaro pubblico, i progetti siano sottoposti a una valutazione costienefici e le spese a verifiche e controlli. Cosa che non è mai accaduta e che poniamo in termini di diritto positivo con la nostra proposta di legge di iniziativa popolare.
Vi è poi l'aspetto politico per quanto riguarda i rapporti con gli antipunizionisti.
Mentre agli antipunizionisti e a tutti coloro che hanno trovato nelle strategie di riduzione del danno un compromesso accettabile tra etica privata e legge dello Stato, dobbiamo dire che non vi sono strategie di riduzione del danno e del rischio che vale la pena di portare avanti se non vi è la messa in causa delle sostanze sostitutive. Distribuire preservativi, siringhe e panini è sicuramente una lodevole iniziativa umanitaria e sociale che non intacca assolutamente il rapporto del dipendente dalle sostanze e dalla criminalità.

NO ALLA FARMACOMAFIA DELL'ANTIDROGA

E vi sono benefici anche per i servizi pubblici per le tossicodipendenze. C'è un fatto particolare che abbiamo denunciato l'anno scorso e che potrebbe avere una forte rilevanza nelle prossime settimane. E' di ieri la notizia che il giudice per le indagini preliminari di Foggia, la Dott.ssa Simonetta D'Alessandro, ha fatto arrestare i responsabili di un SERT e di una comunità, nonché l'informatore scientifico della casa farmaceutica che produce l'antaxone, un farmaco utilizzato nelle terapie di disassuefazione. La vicenda giudiziaria è dovuta ad un utilizzo poco ortodosso del farmaco e a da presunti incentivi che la casa farmaceutica elargiva per diffonderne l’uso.
La questione antaxone, dicevo prima, ci ha già visto attenti e presenti, intervenendo alla conferenza nazionale sulla droga, che si tenne a Palermo lo scorso anno, dissi testualmente che "sui quotidiani a fianco della ditta Zambon -inquisita per presunte tangenti finalizzate all'aumento del prezzo dei farmaci- tra parentesi, figura il nome di altra ditta la Simes, quasi fosse stata assorbita dalla Zambon. Ebbene la Simes fino a pochi anni fa produceva metadone, la Zambon produce l'antaxone. Un trattamento di tre giorni a base di metadone costa 7.200 lire, a base di antaxone 100.000 lire. Ma questo è solo un aspetto. Negli Stati Uniti l'antaxone può essere somministrato solo a chi è ricoverato in ospedale; in Italia l'antaxone è disponibile presso i servizi pubblici. Abbiamo denunciato alla procura della Repubblica di Trieste diversi casi di decessi di tossicodipendenti abituali a cui veniva somministrato presso il servizio pubblico l'antaxone. L'unica cosa che vorremmo capire è come mai l'antaxone è così diffuso presso i servizi pubblici.
Oggi dobbiamo dire grazie alla Dott.ssa Simonetta D'Alessandro, che ho già avuto modo di dire "vedremo se è un magistrato coraggioso o incosciente". Dobbiamo infatti fare in modo che l'inchiesta foggiana sia un punto di partenza e non un caso isolato, giacché sono diffuse le "terapie" fatte sulla pelle dei tossicodipendenti a favore dei farmacomafiosi. Nei prossimi giorni chiederemo di essere ascoltati dalla Dott.ssa D'Alessandro e presenteremo il dossier su quanto denunciato alla Procura della Repubblica di Trieste.

NO AI SEDICENTI ANTIPROIBIZIONISTI

Sin qui ho cercato di tracciare quali sono i benefici diretti che si possono trarre dal proibizionismo.
Ma anche indirettamente si può lucrare. Un lucro politico, più che economico in cui sono esperti i sedicenti antiproibizionisti, sedicenti non perché non li riconosciamo ma nell'accezione letterale che se lo dicono da soli e se lo fanno dire dagli organi di informazione complici, questa è solo una sottolineatura che approfondirò in seguito.
Ma intanto al Manifesto, portavoce dei sedicenti antiproibizionisti, vogliamo far notare che l'attenzione che ci viene riservata non è mai corroborata da un dato di attenzione vera. Mai che ci si chieda un parere, mai che lo si riporti. Il Manifesto è manifestamente, quotidianamente e degnamente erede e continuatore di quella cultura che ha bisogno di nemici per giustificare la propria esistenza politica. Tant'è che non si mette in discussione il nostro quotidiano agire politico, non si denuncia una mancanza o un affievolimento nella lotta antiproibizionista. Si denunciano scelte da parte dei leader radicali e antiproibizionisti, guardandosi bene dal chiedere pareri o spiegazioni. Noi per primi non riteniamo che la lotta antiproibizionista possa essere appannaggio di questo o quel partito, coalizione, polo, schieramento o movimento che sia. Così la pensiamo e di conseguenza così ci organizziamo. Ma dal Manifesto, ormai ciclicamente, ci si comunica che qualcuno ha deciso di raccogliere il testimone della nostra storia senza che noi mai avessimo rivendicato una esclusività di rappresentanza o avessimo deliberato una qualche rinuncia. Nel corso di questi decenni abbiamo sempre sollecitato la formazione di nuovi aggregati antiproibizionisti, senza mai chiudere la porta in faccia a chi non era radicale ma, semmai, chiedendogli di assumere compiti dirigenti di primo piano, anche di rappresentanza esterna.
Così come non lo abbiamo fatto sinora non inizieremo certo oggi ad innalzare muri e non ci appelleremo nemmeno al tribunale della storia per avere il copyright della lotta antiproibizionista. Ci dispiace, davvero per il Manifesto, e per tutti i possibili compagni di strada ma è giusto che ciascuno scelga da che parte stare. Noi continuiamo la lotta antiproibizionista con tutti coloro che vorranno esserci. Abbiamo dimostrato - e non solo affermato - di avere le capacità per farlo.
Tant'è che oggi è in atto una campagna per la legalizzazione della marijuana e la distribuzione sperimentale e controllata di eroina a partire dalla nostra proposta di legge.

NO ALLO STATU QUO

Ma, da quello che leggo e sento, ho il timore che sulla nostra proposta di legge gli attacchi più duri, più pericolosi verranno - come son di già venuti - dai nostri "amici". Certo che il fronte proibizionista non starà a guardare ma, d'altronde, sappiamo che loro sono i nostri avversari. Il rischio concreto che abbiamo di fronte è quello di un tentativo di mediazione tra i proibizionisti e quegli antiproibizionisti che vorranno conservare apparati e strutture pubbliche esistenti. Apparati e strutture complici dello sfascio, giacché ai danni insiti nella strategia proibizionista ci sono da aggiungere quelli arrecati dal cancrinismo. Luigi Cancrini, se non erro ancora responsabile del settore tossicodipendenze del Pds, è colui che non solo ha anteposto la psicoterapia nell'approccio con il tossicodipendente, ma si è anche battuto contro i trattamenti con farmaci sostitutivi. D'altronde se politicamente serve il Pds, professionalmente addestra i funzionari del Ministero degli Interni. Ma è sempre lo stesso Cancrini che, durante il digiuno di dialogo con il Ministro Garavaglia, intervistato dal Mattino, ribadiva la sua perplessità sull'uso di metadone premettendo che 8 volte su 10 il tossicodipendente non aveva bisogno del metadone ed aggiungendo che lui non saprebbe quale sarebbe la differenza tra l'illegalità dello spacciatore di droga e la legalità della prescrizione del metadone nel caso di operatori che lo prescrivessero senza porsi molti problemi. Noi confidiamo nel dovere deontologico del medico di agire secondo scienza e coscienza, mentre Cancrini si preoccupa di eventuali casi isolati che potrebbero venire meno alla propria professionalità. E, anche nel caso limite che ciò accadesse, non abbiamo dubbi: meglio la distribuzione sotto controllo sanitario del metadone che sotto controllo criminale dell'eroina di strada.
E quindi dobbiamo dire no allo statu quo: è questa la parola d'ordine che sconvolge i sedicenti antiproibizionisti.

UNA NUOVA POLITICA SULLA DROGA, MA CHI LA FA?

E' lo sconvolgimento degli apparati, delle strutture, delle loro regole, dei loro poteri che li sconvolge.
Ma non possono rimproverarci nulla. Perché noi, ieri e oggi, dai marciapiedi proponiamo al palazzo una nuova politica sulle droghe mentre loro, sebbene di nascosto, ieri erano insediati nel palazzo e godevano della politica consociativa in ragione della quale avevano avuto la gestione proprio dei servizi pubblici per le tossicodipendenze.
E non potendo rimproverarci nulla sulla tenuta nelle lotte, la nostra colpa gravissima, quella che manifestano pubblicamente, è del rapporto che i club Pannella hanno instaurato con Forza Italia. E allora dobbiamo ricordargli che su quelle proposte di legge noi abbiamo chiesto ai club Pannella e alla sinistra giovanile di sottoscriverle e di impegnarsi a raccogliere le firme. Mentre i club Pannella hanno raccolto quasi tutte le firme occorrenti la sinistra giovanile aveva delle perplessità sull'impostazione, perplessità che non siamo riusciti a conoscere.
E nonostante tutto il rapporto politico tra il Presidente del Consiglio Berlusconi e Marco Pannella è andato avanti, ed oggi possiamo registrare ed iscrivere nell'agenda della politica del nostro paese un "contratto di maggioranza" tra Forza Italia e i Club Pannella in tre punti, uno dei quali è proprio "sul problema droga". A questo proposito Forza Italia e i Club Pannella assumono l'impegno di "dare doverosa attuazione al referendum sulle sostanze stupefacenti", di prendere le misure più appropriate per il rispetto dei diritti dei cittadini medici e tossicodipendenti, per la riduzione del danno sociale e sanitario e di convocare una conferenza pubblica internazionale sui costi e benefici sociali delle attuali strategie mondiali contro la droga e sulle ipotesi concrete di revisione delle convenzioni dell'ONU del 1961 e del 1963 in materia di lotta alle tossicodipendenze. Nonché di sostenere quelle richieste che avevamo elaborato in occasione del digiuno di dialogo con il Ministro Garavaglia.
E' solare che gli impegni contratti tra il Presidente del Consiglio e Marco Pannella sono i nostri impegni. A significare questo e per renderlo pubblico domattina -nel quarto anniversario della legge Jervolino-Vassalli - ci recheremo a manifestare il nostro sostegno a questo progetto davanti a Palazzo Chigi.
Il nostro metodo è di lottare insieme a chi ha il nostro stesso obiettivo, chi non vuole essere accomunato a noi delle due l'una: o ha un obiettivo diverso o vuole egemonizzare la campagna per trarne i massimi vantaggi per se.

DISINFORMATI

Con questo spero di aver chiarito quella che è la mia posizione.
Entro ora nel merito delle iniziative che dovremo intraprendere partendo da quella che è una condizione che se non è soddisfatta, vanifica tutto il nostro lavoro: la questione dellinformazione.
Il massimo punto di sintesi potrebbe essere questo: la politica sulle droghe non merita spazio, se non ciclicamente e per fatti cronaca. E, all'interno di questi limitatissimi spazi, infine agli antiproibizionisti e, tra questi, a quelli legati al regime - tuttora imperante- dei padroni dell'informazione. Questo dato oggettivo è aggravato dal fatto che non abbiamo possibilità alcuna di poter contare su alcuna forma di dialogo e comprensione reciproca. Questo consiglio deve prendere con forza una decisione inequivocabile: o decidiamo di non contare sul nostro diritto ad avere spazi di informazione ma allora non è concepibile perché facciamo tutto questo o, invece , decidiamo di intraprendere azioni nonviolente calibrate ed incisive. Con questo voglio dire che dobbiamo pensare ad azioni nonviolente nuove e non alla riproposizione di iniziative "scontate". E allora bisognerà forse pensare un po' ai segnali a come interrompere i segnali perché il silenzio, lo schermo nero possano meglio rappresentare cosa è la loro "informazione". Dovremo pensare alle rotative, insomma dovremo applicarci a pensare un po' di più ai loro strumenti più che alle loro coscienze la cui aridità è ben nota.

SCADENZE ED INIZIATIVE

Ed ora mi avvio alla chiusura elencando scadenze ed iniziative.
Non mi intratterrò sulla campagna per la revisione delle convenzioni internazionali sulla droga, di cui il partito radicale ha organizzato un primo seminario internazionale il 27 e 28 maggio scorsi e di cui il CORA sta curando gli atti, perché domattina ce ne parlerà la Segretaria del Partito radicale.
Per quanto concerne le iniziative del CORA entro il mese di luglio, a meno di fatti nuovi, la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della marijuana e la distribuzione sperimentale e controllata di eroina dovrà essere discussa congiuntamente dalle commissioni giustizia ed affari sociali. Dovremo quindi incalzare i membri delle commissioni, mandandogli cartoline, cercando di contattarli direttamente, accentuando l'impegno in quelle città e possibilmente in quei collegi dove sono stati eletti, chiedendo pubblicamente di esporre il loro orientamento. A questa iniziativa potremmo affiancare un appello sul quale chiamare a raccolta tutti coloro che, a partire da Luca Goldoni e Pietro Ottone, si sono espressi pubblicamente dalle colonne dei supplementi del corsera e repubblica contro il proibizionismo perché sostengano una proposta concreta e realizzabile da subito che è contenuta nella nostra proposta di legge.
Durante questa estate dovremo inoltre comprendere come e quando verrà attuato il contratto di maggioranza sottoscritto dal Presidente del Consiglio e da Marco Pannella per quanto riguarda il punto inerente il problema droga.
E dovremo continuare a lavorare sulle amministrazioni locali perché adottino il nostro progetto di agenzia comunale sulle tossicodipendenze.
Ma tutto questo necessita di organizzazione e denaro. Il Congresso mi ha dato il mandato di attivare dei punti di riferimento locali, almeno uno per provincia, purtroppo nelle condizioni in cui ci troviamo sono davvero poche le città in cui questo è di già possibile.
Infine, non solo è necessario ma indispensabile fare un volantone in cui raccogliere tutte le iniziative e le proposte che abbiamo in cantiere. La questione dell'organizzazione deve essere una delle priorità insieme a quella del danaro. Di questo, sono certo, siamo tutti convinti ma, come ci è stato più volte ricordato la nostra azione, i nostri convincimenti se non sono accompagnati dal contributo economico è una sterile professione di fede, che non serve a nulla e nessuno.
Quello che posso fare è di impegnarmi a versare entro una settimana un milione da finalizzare alla realizzazione del volantone di informazione. Spero che questo possa essere l'inizio di una campagna straordinaria di raccolta di iscrizioni e contributi per il CORA, cioè per l'unica organizzazione politica italiana dell'antiproibizionismo e degli antiproibizionisti.