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1998 12 18 * Il Mondo * Intervista al commissario europeo Emma Bonino - Echelon, fuori tutta la verità * Claudio Gatti

l'esistenza di una rete di intercettazione planetaria gestita da USA e Gran Bretagna mi sbalordisce e mi preoccupa. Perché insidia la privacy, la sicurezza, la libera concorrenza. ed è molto grave che l'UE non riesca ad averne notizie dai paesi interessati. Parola della responsabile della tutela dei consumatori di Bruxelles. che parla anche di Internet, del commercio elettronico e dei ritardi italiani 

LA CIA SI SA CHE ESISTE E DA CHI DIPENDE. DI QUEST'ALTRA RETE SPIONISTICA, INVECE,
NON SI SA NULLA. E LA COSA PIÚ GRAVE È CHE NON SEMBRA ESSERCI
CONTROLLO DEMOCRATICO SULLE NOTIZIE CHE RACCOGLIE
"È IMPENSABILE CHE L'INTERNET, DI CUI SONO UTILIZZATRICE E SOSTENITRICE,
POSSA ESSERE UN REGNO ASSOLUTAMENTE SENZA REGOLE"
"ATTENZIONE: NEL NOME DELLA LOTTA ALLA MAFIA O AL TERRORISMO INTERNAZIONALE
NON POSSIAMO SACRIFICARE QUALUNQUE FORMA DI PRIVACY"

Ciclone Emma, da Bra a Bruxelles Nata a Bra (Cuneo) il 9 marzo 1948,
Emma Bonino ha svolto la sua carriera politica nelle fila del Partito radicale.
Nominata commissario europeo nel 1994 durante il governo Berlusconi,
ha avuto le deleghe per la pesca, la tutela dei consumatori, gli aiuti umanitari.
È ufficialmente sostenuta per la corsa al Quirinale da un vasto gruppo di estimatori

 

Internet, multimedialità , realtà virtuale, lavoro online e commercio elettronico. Il futuro del mondo occidentale è tutto, o soprattutto lí , nella società digitale. Gli americani sono piú vicini, con i loro 60 milioni di utenti di Internet e i 3 miliardi di dollari che si prevede spenderanno online in questa stagione natalizia. Ma l'Europa non potrà che seguire a ruota. "L'economia digitale costituirà le fondamenta di un nuovo ordine net centrico mondiale", ha dichiarato Gary Hamel, presidente della società di consulenza strategica Stratego, secondo il quale siamo oggi alla vigilia di una svolta che altererà profondamente la vita, il lavoro e il commercio dei Paesi avanzati. Come in ogni svolta epocale, le opportunità sono accompagnate anche dai rischi. In particolare alla privacy e ad alcuni diritti civili. La società digitale potrebbe diventare una società dell'intromissione elettronica. Se quasi tutto verrà fatto online, vuol dire infatti che ci saranno computer in grado di sapere che cosa si legge, come e quando si lavora, con chi si comunica, che cosa si compra, dove si viaggia e, attraverso i segnali dei cellulari, persino dove si va.

Sarà la società del Grande Fratello? Al di là di qualsiasi retorica orwelliana, la realtà è che già oggi viviamo in una società in cui tutto è piú facilmente controllabile. Dal marzo scorso, quando il Mondo ha reso pubbliche per la prima volta le conclusioni di uno studio della divisione scientifica del Parlamento europeo, lo "Scientific and Technological Option Assessment" o Stoa, in Europa si discute dell'esistenza di una rete di controllo e spionaggio elettronico battezzata Echelon. Da quello che si è finora riusciti a sapere si tratta di una potentissima macchina aspira comunicazioni gestita dagli Stati Uniti in collaborazione con Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Per sapere di piú su Echelon, sui rischi presenti e futuri alla nostra privacy e su come l'Europa sta preparandosi al futuro digitale, il Mondo si è rivolto a Emma Bonino, commissario europeo per la tutela dei consumatori e responsabile dell'ufficio per gli aiuti umanitari.

Il 30 novembre scorso, presentando un rapporto della sua task force sull'e commerce, Bill Clinton ha definito il commercio elettronico "uno dei motori dell'economia del prossimo millennio". Concorda con questa analisi?
La condivido assolutamente. Quello del commercio elettronico e della economia digitale sarà un settore motore per sviluppo, ricerca e occupazione. L'Europa peró resta a guardare. Effettivamente è una priorità di investimenti che da questo lato dell'Atlantico non sembra essere ancora percepita fino in fondo. Sono convinta che l'Europa sia in ritardo e che in Europa alcuni Paesi, Italia inclusa, lo siano piú di altri. L'Internet puó essere ritenuta una giungla oppure la massima espressione della libertà .

Lei come la vede?
Io sono molto attaccata alla libertà , ma c'è differenza tra libertà e licenza, e non esiste libertà senza responsabilità . Allora non è pensabile che l'Internet, di cui io sono sostenitrice e utilizzatrice, possa essere un regno legibus solutus, in cui, non si sa per quale motivo, si debbano sospendere il diritto penale e quello civile. In particolare nel commercio elettronico non penso debbano venir meno dei dispositivi normativi che permettono di individuare con sicurezza il soggetto - persona fisica e giuridica - responsabile dell'introduzione sul mercato di prodotti o servizi. Un minimo di quadro normativo è necessario. Anche perchè , se viene meno la fiducia, lo sviluppo di cui si parla potrebbe non verificarsi. Legislazione e norme tradizionali sono peró difficilmente applicabili, data la natura decentrata e sregolata dell'Internet. È indubbio, ma se non si stabiliscono delle regole, non ci si puó neppure porre il problema della loro applicabilità . Europa e Stati Uniti su questo punto non hanno comunque le stesse vedute. Noi europei condividiamo l'analisi del presidente Clinton, cioè credia mo che sia un settore foriero di sviluppo tecnologico, economico e occupazionale. Ma anche in un'ottica di mercato, pensiamo che si debba stare attenti a non trasformare l'Internet in una giungla. Gli americani, che puntano su autoregolamentazione e libero mercato, sono piú entusiasti. Gli europei, che pensano piú alle regole, sono piú prudenti.

Non pensa che cosí facendo il gap digitale tra i due continenti continuerà ad aumentare?
Porre un minimo di paletti non vuol dire essere statalisti nè protezionisti. Per funzionare bene, anche il mercato deve avere delle regole. Nel mercato esistono due protagonisti - il produttore e il consumatore - e tutti e due devono poter contare su regole certe. Per esempio, in caso di controversia con il venditore, il consumatore deve poter contare su regole contrattuali che conosce e su un giudice che parli la sua lingua. D'altra parte, capisco anche che un produttore europeo che voglia vendere tramite Internet non puó essere costretto a conoscere e rispettare le 15 normative dei 15 Paesi membri dell'Unione. Per questo motivo la Commissione ha recentemente proposto una direttiva che obbliga chi commercia via Internet a rispettare solo la legge del suo Paese di appartenenza. Salvo consentire in caso di lite al consumatore di ricorrere al proprio giudice e alla propria legge contrattuale.

C'è chi condanna qualsiasi forma di censura online (politica, ideologica o morale) e chi chiede un controllo dei contenuti messi in Internet. Lei che cosa ne pensa?
Se fare apologia di terrorismo su un giornale è un reato, non vedo perchè non lo debba essere se il mezzo usato è l'Internet. Il problema è che in Germania l'apologia del nazismo è un reato, mentre in America è permessa dal Primo Emendamento della Costituzione. Per questo molti siti nazisti sono di base negli Usa.

Come si puó stabilire quale legge applicare?
Questo è uno dei problemi ancora aperti. Non dico che si possano risolvere tutti i problemi, dico che non mettendo alcun paletto non se ne risolve neppure uno. A ogni buon conto, esistono espedienti tecnici che consentono alle autorità di un determinato Stato di impedire la circolazione di contenuti considerati illegali.

La preoccupa il rischio della "colonizzazione" linguistica dell'inglese via Internet?
È un problema non solo dell'Internet. L'Internet viene peró vista da alcuni come "un cavallo di Troia" dell'imperialismo culturale americano, causa di appiattimento linguistico e culturale. Faccio fatica a condividere queste battaglie pseudoculturali. A me sembra che la prevalenza dell'inglese sia un dato di fatto. Il problema è che cosa fare per mantenere vivi patrimoni e attività culturali in altre lingue. La pura demonizzazione non mi pare abbia prodotto grossi risultati.

Il problema è : quanto stiamo investendo noi europei?
Mi pare che da questo punto di vista l'Europa rischi di perdere il treno. Purtroppo, su questo fronte, grandi attività o iniziative di respiro non ne vedo. Veniamo alla questione della criptatura: nel nome della lotta alla criminalità e al terrorismo, gli americani vorrebbero che le autorità avessero una chiave di accesso a tutte le comunicazioni. Occorre valutare bene le implicazioni con un dibattito aperto. Mi preoccuperebbe infatti se nel nome della lotta alla mafia o al terrorismo venisse meno qualunque forma di privacy. Non vorrei che sull'altare dello sviluppo tecnologico si sacrificassero diritti basilari codificati.

A questo proposito, alcuni mesi fa uno studio dello "Scientific and Technological Option Assessment" (Stoa) del Parlamento europeo ha rivelato l'esistenza di una rete di intercettazione internazionale chiamata Echelon. Durante una question time, l'allora premier Prodi disse: "L'esistenza di una rete planetaria integrata appare di non facile praticabilità e anzi molto difficile". Lei condivide quello scetticismo?
Non sono un ingegnere di telecomunicazioni, ma sulla base dell'attuale sviluppo tecnologico non mi pare del tutto irrealizzabile. E se venisse confermato quello che ha scritto lo Stoa sarebbe una cosa sbalorditiva. E preoccupante.

Che cosa la preoccuperebbe di piú?
Finora siamo ancora alle supposizioni, ma se il quadro fosse quello descritto dallo Stoa ci sarebbe motivo di preoccuparsi su tre fronti: privacy dei cittadini, rispetto delle regole di concorrenza internazionale e sicurezza delle telecomunicazioni. E in tutti e tre questi fronti si porrebbe il problema della mancanza di trasparenza. La Cia si sa che esiste, che dipende da qualcuno e che è oggetto di un sistema di vigilanza. Su Echelon ufficialmente non si sa niente. Non si sa se esiste, chi ne fa parte e chi la dirige. E la cosa piú grave è che non sembra esserci alcuna forma di controllo democratico, giudiziario, o comunque istituzionale su chi decide che cosa controllare e come utilizzare le informazioni.

La Commissione europea sta cercando di saperne di piú?
La Commissione s'è attivata e ha inoltrato richieste di informazioni agli Stati che in teoria potrebbero far parte del sistema.

Risultato?
Nessuno di questi Paesi ha ufficialmente comunicato alcunchè.

Non ci sono state risposte?
Nessuna risposta ufficiale.

E questo lo ritiene accettabile.
No. Anzi, il fatto che la Commissione europea non riesca neppure a sapere se Echelon esiste o meno è molto grave.

Che cos'altro puó fare la Commissione?
Adesso stiamo aspettando i risultati di uno studio piú approfondito, che è già stato commissionato. Sulla base di quello studio chiederemo poi chiarimenti su almeno tre aspetti: la tutela della privacy, la sicurezza delle comunicazioni e la correttezza della competizione economica. Se l'esistenza di Echelon venisse confermata, la Gran Bretagna sarebbe in violazione dell'articolo V del trattato di Maastricht, che obbliga i Paesi membri a informare gli altri partner su tutte le questioni relative alla sicurezza e alla politica estera di interesse generale. Se fosse cosí la Gran Bretagna sarebbe innanzitutto in violazione delle sue leggi nazionali. In quanto guardiano dei trattati, la Commissione dovrà comunque verificare la compatibilità di un'eventuale appartenenza dei britannici a Echelon con gli obblighi di rispetto del diritto comunitario.

A suo giudizio è possibile che Echelon sia usato a fini di spionaggio economico?
Una cosa è raccogliere informazioni tecnologiche o anche segreti militari nell'ambito della prevenzione e della lotta alla proliferazione di armi nucleari o batteriologiche, un'altra raccogliere informazioni economiche o commerciali per alterare la concorrenza in settori civili. Sarebbe veramente incredibile se informazioni raccolte da un sistema come Echelon venissero utilizzate per avvantaggiare imprese nazionali.

Quali sono campi di interessi e obbiettivi legittimi di un sistema come Echelon?
È soprattutto una questione di controllo, seppur nel rispetto della riservatezza. Allo stato attuale della nostra cultura giuridica, una telefonata puó essere intercettata se c'è un'indagine e l'autorizzazione di un giudice. Non è quindi pensabile che a livello internazionale ognuno possa fare ció che vuole.

Lei pensa a un organo che controlli le attività di Echelon o solo l'uso delle informazioni da esso raccolte ?
Non si puó semplicemente setacciare il mondo delle telecomunicazioni. Si deve partire da una base di ipotesi e su quella base chiedere un'autorizzazione a qualcuno che poi ne risponde politicamente.

Quindi un sistema "aspiratutto" come Echelon è inammissibile?
Echelon puó esistere per raccogliere informazioni, purchè sia utilizzato in modo mirato e specifico. Devono inoltre esserci norme molto severe sull'utilizzo e la gestione dei dati raccolti. Per tutelare i cittadini, la riservatezza di quei dati deve essere garantita.

C'è motivo di sospettare l'esistenza di sistemi equivalenti a Echelon, seppure in scala ridotta, gestiti da altri Paesi della Ue?
Non abbiamo alcun elemento a riguardo. Un fatto è comunque certo: il problema della privacy nelle telecomunicazioni non riguarda certamente solo Echelon. Si è spesso posto anche in Italia.

Si sta parlando di creare una sorta di super Echelon di cui farebbero parte anche i Paesi dell'Ue. Lei sarebbe favorevole?
Nel caso i Paesi Ue decidessero di aderirvi, io mi auguro che lo facciano nelle condizioni di cui ho parlato prima.

In conclusione, non posso non chiederle quali sono le sue intenzioni sul fronte presidenziale ?
E io non posso che dirle "no comment".

Ma che cosa pensa delle iniziative del comitato "Bonino for President" ?
Si tratta di legittime attività di liberi cittadini, che mi hanno emozionato, impressionato e anche molto gratificato. Ma non ho altro da aggiungere.

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ECHELON UKUSA, STOA: GUIDA PER CAPIRE NEL MIRINO ANCHE LE AZIENDE il 13 marzo 1998 il Mondo ha reso noto un esplosivo rapporto della Scientific and Technological Options Assessment (Stoa), la divisione scientifica del Parlamento europeo, secondo il quale "in Europa tutte le telefonate, i fax e i testi di posta elettronica sono regolarmente intercettati". Il "grande orecchio" sarebbe costituito da Echelon, un sistema strutturato e basato su satelliti spia, basi di intercettazione terrestre e supercomputer gestito da Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda nell'ambito di un accordo quadro di scambio di intelligence noto col nome di Ukusa. Secondo il rapporto, "a differenza di altri sistemi di spionaggio elettronico della rete Ukusa, il sistema Echelon è diretto principalmente contro bersagli civili: governi, organizzazioni e aziende praticamente di ogni Paese del mondo". Il cuore del sistema è nel quartier generale della National security agency (Nsa), a Fort Meade, nel Maryland (Usa) e un ruolo di grande importanza è rivestito dalla basa britannica di Menwith Hill. La notizia ha immediatamente innescato richieste di chiarimenti da parte di organi istituzionali e rappresentanti politici italiani e soprattutto stranieri. L'allora presidente del Consiglio Romano Prodi, il 24 aprile scorso, ha peró minimizzato la questione rispondendo alla Camera a una interrogazione parlamentare: "Nè la presidenza del Consiglio nè i ministeri interpellati sono a conoscenza dell'esistenza di questo sistema di intercettazione... che appare di non facile praticabilità , anzi molto difficile". Al contrario, il 14 settembre scorso, il Parlamento europeo ha riaperto la questione con una risoluzione ufficiale che si conclude dicendo: "La crescente importanza... del sistema Echelon, nonchè i rischi connessi al (suo) abuso richiedono misure precauzionali per quanto concerne le informazioni economiche". E il presidente dello Stoa, Alain Pompidou, ha assicurato l'intenzione di "andare fino in fondo", chiedendo "due rapporti complementari entro la primavera del 1999".