A NUORO 41 BIS ADERISCONO. A MOBILITAZIONE NONVIOLENTA PROMOSSA DA MARCO PANNELLA
Nella giornata di ieri, il deputato radicale Maurizio
Turco, accompagnato dalla segretaria dell'Associazione Il Detenuto Ignoto, Irene
Testa, candidata per le prossime elezioni politiche alla Camera dei Deputati per
la Lista Amnistia Giustizia Libertà, e dagli altri candidati Maria Isabella Puggioni
e Paolo Ruggiu, ha condotto due visite ispettive nelle carceri isolane di Massama
e di Badu e Carros a Nuoro. Nel carcere di Massama ha avuto modo di verificare le
ragioni dell'iniziativa nonviolenta di sciopero della fame intrapresa da più di
30 detenuti ospiti della struttura, che da alcuni giorni denunciano una serie di problematiche
relative alla chiusura diurna dei blindi e alla mancanza di attività trattamentali.
La visita ispettiva effettuata nell'istituto ha rilevato che, dopo circa quattro
mesi dalla consegna dell'edificio, il nuovo carcere presenta gravi carenze strutturali,
un alto tasso di umidità e copiose perdite d'acqua che hanno già comportato il subitaneo
deterioramento di intere pareti dell'istituto. Risultano quindi numerosi gli spazi
nella struttura inutilizzabili, che si sommano a diversi spazi strutturalmente inutili,
in una struttura che è appena costata circa 40 milioni di euro alle casse dello
Stato.
La risposta dei Radicali alle istanze dei detenuti scioperanti
ha per il momento consentito loro di poter sospendere la loro lotta nonviolenta,
ma le problematiche emerse rimangono sul tappeto e dovranno necessariamente essere
oggetto dell'azione politica futura dei Radicali e della prossima composizione parlamentare.
I Radicali, candidati nella Lista Amnistia Giustizia
Libertà, hanno inoltre visitato i detenuti del carcere nuorese di Badu 'e Carros,
che nei giorni scorsi hanno scritto un appello di adesione alle due prossime giornate
di mobilitazione nonviolenta previste per il 18/19 febbraio, indette dal leader
Marco Pannella.
La pena afflittiva del 41 bis e dell'ergastolo ostativo
a cui sono sottoposti i detenuti del carcere di Nuoro, è certamente una misura anticostituzionale
che cancella definitivamente l'esistenza di queste persone al pari di una condanna
a morte: fine pena mai significa murare vivi esseri umani a cui non è concesso nessun
ravvedimento, in barba a quanto disposto dall'art. 27 della Carta, e collide con
quanto ratificato dall'Italia in sede ONU dal 1988, configurandosi spesso quale
atto di "tortura" qualora è il provvedimento viene sovente ritirato in
seguito a una collaborazione da parte del condannato.