Dichiarazione di Maurizio Turco, deputato Radicale:
"Visto che le firme per presentare
le candidature alle elezioni vanno presentate 35 giorni prima della scadenza elettorale,
a seconda che si voti il 17 o 24 febbraio, si dovranno depositare entro il 13 o
il 20 gennaio.
So che per i radicali non v'è soluzione
di continuità, non so per il Capo dello Stato, ma tendenzialmente a partire dal
24 dicembre al 6 gennaio non è un periodo che ci sentiremmo di affermare essere
solitamente (nel mondo intero!) dedicato alla politica. A questo si aggiungano le
condizioni meteo, il Capo dello Stato può chiedere informazioni all'Aeronautica
militare, per parte nostra non prevediamo condizioni primaverili, periodo nel quale,
invece, solitamente si raccolgono.
Infine, non possiamo non far notare
innanzitutto al Capo dello Stato, l'uso scellerato dei mezzi di informazione, a
cominciare da quelli pubblici. Una barbarie. Da anni non ci sono le tribune elettorali.
Per quanto riguarda l'informazione subliminale, quella dei 10 secondi nei Tg, riesce
perfettamente a far coincidere i risultati dei sondaggi con le presenze che hanno
accesso a tali mezzi. Accesso consentito né sulla base di regole, né per informare
sulle iniziative politiche, ma sulla politica di spartizione tra chi accetta questo
sistema.
Per non parlare della costante propensione
a decidere quali temi iscrivere nell'agenda politica e quali escludere.
Questo il contesto e quindi, contrariamente
a quanto il Capo dello Stato ha chiesto al Presidente del Consiglio, le forze politiche
che devono raccogliere le firme non devono essere agevolate in questo compito ma
risarcite.
Questo soprattutto in considerazione
del fatto che, da una parte il Capo dello Stato e dall'altra i porcellini, i sostenitori
occulti del porcellum, in particolare nell'ultimo semestre, hanno portato avanti
due campagne apparentemente contrapposte ma sostanzialmente convergenti, costellate
di iniziative sempre più pressanti e credibili, volte alla destabilizzazione della
certezza del sistema elettorale in prossimità della scadenza elettorale. Pratica
che il Consiglio d'Europa considera destabilizzante per la democrazia. Com'è stato
dimostrato in questi mesi queste sono quisquiglie per chi pensa che Parigi val bene
una messa, non per noi."