Dichiarazione di Maurizio Turco, deputato radicale membro della Commissione Affari costituzionali :
"Il Consiglio d'Europa e la Corte europea dei diritti
dell'uomo hanno messo nero su bianco che non si cambiano le leggi elettorali a meno
di un anno dalla scadenza elettorale. Questo precetto elementare è fondamentale
in quanto va ad incidere direttamente sia sul diritto del cittadino di conoscere
le regole del gioco elettorale che sui nuovi soggetti che volessero partecipare
alle elezioni. C'è anche un dato di fatto politico ineccepibile, tutti ma proprio
tutti volevano cambiare la legge elettorale ma in quattro anni non ci si è riusciti,
conosciamo la favola che altrimenti il Parlamento sarebbe stato delegittimato. Vorremmo
poter dire che ancora una volta ci si accinge a violare le leggi basilari della
democrazia, in realtà a consolidare una violazione, violenta, della Costituzione
e della legalità nazionale, europea ed internazionale.
C'è poi la questione dell'applicazione dell'articolo 49 (e
39) della Costituzione sulla democrazia interna ai partiti (e sindacati). Grazie
al Presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Donato Bruno
il dibattito è andato molto avanti e, quando si doveva passare alla sua approvazione,
la cupola partitocratica ha bloccato tutto perché si doveva fare all'istante la
controriforma del finanziamento pubblico dei partiti, posticipando di "una
settimana e comunque entro la fine di luglio" l'adozione in aula del provvedimento.
Cosa che oggi non è nemmeno all'orizzonte, continuando così nella disapplicazione
della Costituzione, ulteriore violazione della legalità repubblicana.
Infine, vi è l'annoso problema della raccolta firme per partecipare
alle elezioni. Per evitare i brogli il PD aveva proposto di diminuire coloro che
possono autenticare le firme, e così una legge criminogena sarebbe diventata criminale
a tutto tondo. Non appena tutte le forze politiche, tranne il PD, avevano trovato
proposte comuni sui punti essenziali, la discussione si è interrotta ed è sparita
dalla programmazione legislativa.
Nelle prossime settimane continueremo in Commissione a discutere
delle riforme costituzionali che non faremo, probabilmente di una riforma della
legge elettorale che non dovremmo fare, ed eviteremo di occuparci della democrazia
interna ai partiti e dell'accesso alle elezioni e ai mezzi di informazione, così
perfezionando un golpe che vede l'Italia mettere in pericolo il rispetto dello Stato
di diritto sin agli inizi degli anni 1980 a causa dei problemi strutturali dovuti
alla durata eccessiva delle procedure giudiziarie civili, penali e amministrative
in Italia."