Sì alla libertà religiosa, no alla rilevanza pubblica che noi conosciamo come sinonimo di occupazione di spazi pubblici e dilapidazione di denari.
Dichiarazione di Maurizio Turco, deputato radicale:
Prendiamo atto delle doti politiche del cardinale Bagnasco che è riuscito
in una mezza giornata a far sfilare davanti a lui a capo chino e aria penitente
esponenti politici di tutta la partitocrazia.
Incamerate tutte le sottomissioni - che abbiamo atteso si esprimessero favorendone
un corretto svolgimento ed evitando di fornire distrazioni - registriamo che nessuno
dei penitenti cosiddetti anti Berlusconi gli ha chiesto del ventennio passato, quello
in cui le gerarchie cattoliche italiane si stracciavano le vestici per coprire quelle
cose un tempo tollerate come i bunga bunga
e giustificavano la bestemmia.
E nemmeno uno che gli abbia chiesto meno avidità (8 per mille, ICI, ecc…)
né che lo abbia sollecitato a destinare molti più soldi dell’8 per mille alla Caritas
o ai cappellani delle carceri o alle tante iniziative caritatevoli (carità, costoso
orpello!).
Adesso che la partitocrazia si è anche ecclesiasticamente ricomposta non vorremmo
rovinare la festa che il cardinale Bagnasco ha fatto ai politici, ricordandogli
che la libertà che lui reclama è fondata sui nostri principi non negoziabili per
i quali lottiamo, democrazia e diritti umani, dei quali una delle declinazioni più
forti è quella della affermazione e del rispetto della libertà di pensiero, coscienza
e religione. Di tutte e per tutti.
Con la stessa forza ci batteremo contro la rilevanza pubblica della religione
di cui conosciamo a grandi linee due sole declinazioni: quella che si manifesta
attraverso l'occupazione di spazi pubblici con conseguente dilapidazione di denari;
e quella che si sovrappone tout court allo Stato.
Ed è incredibile come ci si accanisce per ingabbiare la laicità (già "sana"
per volere di Benedetto XVI, oggi anche "vera" e "positiva"
per volontà del cardinale Bagnasco) pari all’accanimento con cui si abbandona a
se stessa la religiosità. D’altronde è noto che non si può obbedire a Dio e a mammona
e non certo per un fatto tecnico."