Maurizio Turco, deputato radicale, Presidente di anticlericale.net
Quest'oggi entra in vigore la Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del
riciclaggio dei proventi di attività criminose, decretata da Benedetto XVI lo scorso
30 dicembre, in attuazione della Convenzione monetaria tra l’Unione europea e lo
Stato della Città del Vaticano. Rimane incomprensibile, per chi ha coscienza democratica
e laica, come possa l'Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) – incaricata di
prevenire e contrastare il riciclaggio dei proventi di attività criminose – effettivamente
agire in «piena autonomia e indipendenza» se: Il Presidente è nominato dal Sommo
Pontefice; Il Consiglio direttivo è composto da altri quattro membri nominati dal
Sommo Pontefice; il Direttore è nominato (dal Presidente) con il nulla osta del
Segretario di Stato di Sua Santità; il personale viene assunto (dal Presidente)
con il nulla osta del Segretario di Stato di Sua Santità. Il Sovrano dello Stato
della Città del Vaticano, pertanto, mantiene un controllo indiretto su tutta l’attività
dell’AIF, potendone alterare i vertici a propria discrezione. Un controllo diretto
invece può esercitarlo nei confronti dei magistrati (vaticani) eventualmente chiamati
a sindacare ipotesi di riciclaggio, in quanto essi «dipendono gerarchicamente dal
Sommo Pontefice» (che «ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario»).
Norme come quella del divieto di apertura o di tenuta di conti e depositi anonimi,
pure presenti nella citata legge, rischiano di essere soffocate da un ordinamento
che, assieme a pochi altri piccoli sultanati, rappresenta nel mondo uno degli ultimi
esempi di monarchia assoluta e assolutista. Quel che appare ben più comprensibile
(ma inaccettabile) è invece la volontà della Curia Romana di far apparire conclusa
la cosiddetta ‘operazione trasparenza’ all’interno delle finanze della Chiesa e
dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR). Operazione più volte invocata nel
passato, sempre all’indomani di un qualche grave ‘scandalo’, ma mai veramente efficace
nel riportare alla propria ragione sociale l’attività dello IOR (le opere di religione
e di carità). Mai efficace, soprattutto, nel dirimere una controversia (quella dello
IOR e della sua attività in Italia) scientemente occultata dalla conoscenza e dal
dibattito pubblico, a tutti i livelli possibili. Per quanto ci riguarda, non ci
rassegniamo di fronte ad iniziative unilaterali che fanno tabula rasa di qualsiasi
esigenza di giustizia e verità su gravi fatti criminali, del passato come del presente.