Dichiarazione del deputato radicale Maurizio Turco e Luca Marco Comellini, segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm)
Apprendiamo con stupore e preoccupazione la notizia diffusa da Sky Tg24 con l'articolo dal titolo «Processo Nassiriya: La Russa scrive ai parenti delle vittime», secondo il quale «il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha scritto una lettera ai feriti e ai familiari delle vittime della strage di Nassiriya. Due pagine che arrivano dopo la legge che di fatto blocca i processi in corso ai comandanti della base italiana in Iraq, attaccata dai terroristi il 12 novembre 2003. Nella lettera, il ministro sostiene di essere estraneo alla legge salva-generali che – dice – è stata voluta dal Parlamento. Dichiara di non aver ancora deciso se bloccare o no i processi: «Non ho fin qui maturato un orientamento univoco». Chiede ai feriti e ai famigliari delle vittime di scrivere il loro parere a proposito. E si dice pronto ad accettare eventuali richieste di risarcimento, per chiudere la partita: «Mi piacerebbe che fossero avanzate richieste serene e precise», per individuare «il giusto livello di riparazione». »
In merito a quanto abbiamo potuto leggere non abbiamo parole per esprimere il nostro più profondo sdegno nei confronti di un ministro che si dice estraneo alle decisioni che il governo ha assunto nelle materie di sua competenza e che cerca di barattare la richiesta di giustizia dei parenti con dei semplici risarcimenti.
Nelle prossime ore attendiamo di leggere un comunicato con il quale il ministro annuncia di volersi recare immediatamente in Parlamento per chiedere pubblicamente scusa agli italiani e alle vittime del dovere per questo suo gesto di estrema arroganza e di aver dato il via libera alla prosecuzione dei processi che con quella norma "infame", il governo di cui fa parte, ha voluto bloccare per salvare i vertici militari dalle loro responsabilità e dal giudizio di un giudice, in nome del popolo italiano.
Se tutto questo non avverrà allora sarà chiara la sua posizione e il suo scarso senso del dovere e della giustizia.