Monsignor Betori può parlare di otto per mille a centinaia di migliaia, se non milioni di cittadini dagli schermi del servizio pubblico radiotelevisivo senza alcun contraddittorio. Formula di "confronto" preferita dalle gerarchie vaticane, della santa sede, della chiesa cattolica, della CEI (spero di aver ricordato tutte le molteplici carte d'identità che a seconda della bisogna utilizzano).
Preferiscono crogiolarsi sul fatto che c'è stato lo 0,01% in più dei contribuenti obbligati ad esprimere una preferenza sull'otto per mille che hanno scelto la Chiesa cattolica. E tacciono sul fatto che c'è stata una diminuzione del 4% delle offerte libere (e comunque deducibili) da parte dei fedeli.
Ma dal contraddittorio non siamo esclusi sono noi. Ci sono, per esempio, i protestanti che "contendono" alla Chiesa cattolica le quote dell'otto per mille e che potrebbero spiegare ai contribuenti come usano quei fondi.
Infine c'è la solita questioncella che accuratamente nessuno gli pone e dalla quale si guardano bene dal difendersi.
Paginate dell'Avvenire, il quotidiano della CEI - finanziato anche con l'otto per mille (o non più?) - alla ricerca di pagliuzze nel libro "La Questua" di Curzio Maltese.
Ma non a tutta l'inchiesta. Il silenzio è stato ed è assoluto sul capitolo dello IOR. Una trave che all'Avvenire non vedono.