CORTE EUROPEA CONDANNA L'ITALIA PER VIOLAZIONE DEL DIRITTO AD UN EQUO PROCESSO
Roma, 5 novembre 2003 - Il 30 ottobre la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha comunicato di aver condannato all'unanimità la Repubblica Italiana per violazione dell'articolo 6÷1 (diritto ad un equo processo) della Convenzione dei Diritti dell'Uomo, nella causa intentata da Domenico Ganci, detenuto dal 1996 in regime di 41bis e condannato per la strage di Capaci. Domenico Ganci aveva denunciato l'impossibilità di ricorrere effettivamente contro i decreti annuali di applicazione del 41bis emessi dal Ministro della Giustizia e la Corte gli ha dato ragione. In quattro casi, i ricorsi del detenuto sono stati dichiarati irricevibili, essendo il periodo di validità del decreto ormai scaduto quando l'organo di controllo lo ha preso in esame. Nel frattempo, un "nuovo" decreto era stato emesso. L'assenza di una decisione nei tempi previsti dalla legge, secondo la Corte, ¡costituisce una violazione al diritto del ricorrente a vedere il suo caso discusso davanti a un tribunaleÁ.
Dichiarazione
di Maurizio Turco, relatore del Parlamento europeo sullo stato delle prigioni
nell'Unione, Presidente dei deputati radicali al Parlamento europeo e Sergio
D'Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino:
"La denuncia radicale che il 41bis reale, cio" nella sua applicazione in
concreto, è contrario alla stessa legge scritta trova oggi conferma nella
condanna inflitta all'Italia. La causa intentata contro la Repubblica Italiana
da Domenico Ganci, per quanto individualmente proposta, è la rappresentazione
di una situazione di illegalità nella applicazione della legge che è
la regola generale e non l'eccezione di un caso. Non v'è detenuto in
41bis, letteralmente nemmeno uno, che ha visto il proprio ricorso avverso il
decreto di applicazione discusso dal Magistrato di Sorveglianza entro il termine
di 10 giorni, come previsto dalla legge. Non v'è e non v'è stata
per undici anni, cioà dal giorno in cui il regime del 41bis è
stato istituito, la possibilità di un ricorso effettivo, salvo rarissime
eccezioni. Incassata la condanna ci auguriamo che il Ministro di Giustizia trovi
modi e forme per assicurarsi che i decreti che scadranno a fine dicembre non
vengano rinnovati fotocopiando le vecchie motivazioni e cambiando la data com'è
stato fatto sinora, nonostante la legge preveda l'attualità e la concretezza
del pericolo e questo principio è stato richiamato dalla Corte Costituzionale
per dichiarare la legittimità del 41bis. Da questo punto di vista, segnaliamo
un caso tra i tanti. Il 9 settembre 2003 (dopo oltre 270 giorni) il Tribunale
di Sorveglianza dell'Aquila ha accolto il ricorso proposto il 30 dicembre 2002
avverso al decreto Ministeriale di applicazione del 41bis di Paolo Amico, detenuto
in regime di 41bis dal novembre 1992. Il 26 settembre il Ministro di Giustizia
firma una fotocopia del decreto respinto dal Tribunale di Sorveglianza dell'Aquila
con il quale decreta nuovamente che Paolo Amico debba ritornare in 41bis, con
buona pace del Tribunale di Sorveglianza, cioè del rispetto delle leggi
vigenti."