41BIS-CARCERE : IL SEGRETO IMPOSTO DA ALCUNI IMPIEGATI STATALI IMPEDISCE AI RESPONSABILI POLITICI E DI GOVERNO DI DECIDERE
Roma, 21 agosto 2002 - A seguito di una lettera sul regime penitenziario del
41bis della Signora Liria Ingallina - capo ufficio stampa del Ministero della
Giustizia - pubblicata oggi su "La Stampa", Maurizio Turco, presidente
dei deputati radicali al Parlamento Europeo e membro della Commissione Giustizia,
ha scritto una lunga lettera al Direttore de LA STAMPA (il testo integrale è
disponibile su www.radicali.it). Dopo aver richiamato alcuni dei casi personali
contestati Maurizio Turco conclude scrivendo: "non transigiamo sulla messa
in discussione di quanto abbiamo visto e riportato. Mentre ci possono essere
delle inesattezze sulle posizioni giuridiche dei detenuti visto che ci basiamo
sulle loro dichiarazioni. D'altronde anche nei decreti di affidamento al 41bis,
ministeri e apparati investigativi istituzionali specializzati, "inesattezze"
sulle posizioni giuridiche - e non solo su queste - sono copiose. Ma questo
è un altro capitolo del dossier e sul quale non mi dilungo visto che
non ci è stato contestato." Visto che "la Signora Ingallina
rimprovera al giornalista della Stampa Francesco Grignetti di non aver appurato
con il Ministero le informazioni così da fare una corretta informazione."
Maurizio Turco ribatte che: "le informazioni sull'applicazione del 41bis
sono trattate al pari di un segreto di stato í Ci sono comprensibili problemi
di sicurezza e di riservatezza, e li capisco. Problemi che per' non possono
essere risolti secretando le informazioni e delegando a soggetti "interessati"
in ragione della loro professione (la loro professionalità non sta a
noi giudicarla, fermo restando il nostro diritto a criticarla), l'applicazione,
il controllo e la difesa del regime penitenziario emergenziale del 41bis."
Infine, in una postilla il Presidente dei deputati radicali ricorda che : "In
una intervista pubblicata sul n. 20 del 19-5-2002 di Famiglia Cristiana, il
procuratore della Repubblica di Palermo Pietro Grasso ha tra l'altro affermato
che: "In carcere, poi, il famoso 41 bis è diventato meno duro. Mentre
prima i detenuti sottoposti a questo regime carcerario erano completamente soli,
adesso condividono la cella con qualcuno, magari un extracomunitario o un delinquente
comune, ma certamente non stanno più soli. Anche i colloqui ora sono
più frequenti, sono stati eliminati i vetri divisori e i citofoni e abbiamo
visto che i detenuti usano i bambini per mettergli nelle tasche lettere con
le quali comunicano all'esterno." Fatti salvi bambini&bigliettini, di cui
ci piacerebbe conoscere le iniziative giudiziarie prese, nessun organo istituzionale
ha sentito il dovere di dire che quanto affermato era ed è completamente
destituito di ogni fondamento. Basta ricordare quanto ha detto il Ministro degli
Interni Beppe Pisanu sul 41bis il giorno di ferragosto, "ha fatto calare
una solida saracinesca tra i mafiosi in carcere e quelli ancora in libertà".
Al Direttore
de "LA STAMPA" Dottor Marcello Sorgi
Roma, 21 agosto
2002
Signor Direttore,
vorrei davvero
ringraziare la Signora Liria Ingallina è capo ufficio stampa del Ministero
della Giustizia - per le critiche pubblicate oggi su "La Stampa" e rivolte
all'articolo di Francesco Grignetti dal titolo "Anche i pesci piccoli in 41bis".
La voglio ringraziare per l'attenzione e perché mi consente di chiarire il
metodo e il merito dell'iniziativa sul regime detentivo del 41bis che, da
membri della Direzione di Radicali Italiani, sto conducendo con il Segretario
di Nessuno Tocchi Caino, Sergio D'Elia. Per quanto ci riguarda, l'articolo
di Grignetti riporta fedelmente quanto da noi accertato. Infatti il titolo
è stato ripreso da una delle critiche che abbiamo rivolto al sistema del 41bis,
di "pesci piccoli" abbiamo parlato ma non solo. Il titolo, che non abbiamo
fatto né noi né Grignetti, non pu' per' essere utilizzato per controbattere
alle critiche fatte e che giustamente vanno riscontrate. E cos" il caso di
Antonino Gerace lo abbiamo sollevato non già per un problema "ittico" di "taglia"
del pescato ma perché è cieco e deve essere imboccato da un detenuto che è
con lui in stanza e che a sua volta avrebbe bisogno di essere aiutato. Mentre
il caso di Salvatore Savarese, che in effetti abbiamo indicato come "pesce
piccolo" non era in relazione al suo spessore criminale ma al fatto che era
il detenuto scelto per far fare socialità a Salvatore Riina, tant'" che oggi
Savarese ha scontato il conto con la giustizia e mi auguro sia stato liberato
in ragione del fatto che vi è convinzione che non possa nuocere. Dico questo
perché che non sono pochi coloro che attendono il giudizio in 41bis in base
alla presunzione di colpevolezza e/o di pericolosità. Ma non è del sistema
giudiziario né della legislazione speciale da cui deriva il regime del 41bis
che ci siamo occupati in questa occasione bens" della sua applicazione. Vorrei
infine davvero pregare la Signora Ingallina e il Ministero di approfondire
il caso di Marcello Gambuzza, che abbiamo visitato nel centro diagnostico
del carcere di Parma. Gambuzza è paralizzato, è solo in cella, aveva le lenzuola
pulite sul letto ma naturalmente non le poteva cambiare, ha un catetere che
con enormi difficoltà si deve svuotare, non aveva un piantone e poteva contare
- per sua ammissione - sugli agenti della polizia penitenziaria che a loro
rischio e pericolo, visto che non fa parte dei loro compiti di ufficio, gli
prestavano assistenza. Oltre alle critiche vorremmo per' far presenti anche
gli elogi che abbiamo manifestato e che ribadiamo: ai direttori, al personale
dei GOM e alla polizia penitenziaria tutta che, a parte casi rarissimi, si
occupano con competenza, sacrifici indicibili ed una remunerazione offensiva,
fanno fronte alle mancanze del sistema. Inoltre, la Signora Ingallina rimprovera
al giornalista della Stampa Francesco Grignetti di non aver appurato con il
Ministero le informazioni cos" da fare una corretta informazione. Informazione
che per il Ministero purtroppo si limita alla richiesta di pubblicare una
nota che gioca sul titolo rispetto al merito. Peraltro le informazioni sull'applicazione
del 41bis sono trattate al pari di un segreto di stato, tant'é che da deputato
e quindi da persona titolata a conoscerle in ragione del mio ufficio, ho provato
a richiederle. Inutile dire che non solo non le ho ricevute ma non mi è stato
nemmeno risposto o perlomeno non ho ancora ricevuto una qualsiasi risposta.
Ci sono comprensibili problemi di sicurezza e di riservatezza, e li capisco.
Problemi che per' non possono essere risolti secretando le informazioni e
delegando a soggetti "interessati" in ragione della loro professione (la loro
professionalità non sta a noi giudicarla, fermo restando il nostro diritto
a criticarla), l'applicazione, il controllo e la difesa del regime penitenziario
emergenziale del 41bis. Ne va dello Stato di diritto, della legalità e della
democrazia nel nostro paese. Infine non penso ci sia bisogno di rassicurare
il Ministero e il Ministro non già sulla buonafede che ci anima bens" sulla
determinazione con la quale stiamo seguendo e continueremo a seguire questa
iniziativa. Le battaglie di principio e di diritto, per quanto scomode o proprio
in ragione della loro impopolarità abbisognano di un supplemento di attenzione.
Noi radicali siamo qui per questo. Dopodiché non transigiamo sulla messa in
discussione di quanto abbiamo visto e riportato. Mentre ci possono essere
delle inesattezze sulle posizioni giuridiche dei detenuti visto che ci basiamo
sulle loro dichiarazioni. D'altronde anche nei decreti di affidamento al 41bis,
ministeri e apparati investigativi istituzionali specializzati, "inesattezze"
sulle posizioni giuridiche è e non solo su queste - sono copiose. Ma questo
è un altro capitolo del dossier e sul quale non mi dilungo visto che allo
stato non ci è stato contestato.
Maurizio
Turco
Presidente dei deputati radicali al Parlamento Europeo,
membro della Commissione Giustizia della direzione di Radicali Italiani
PS. "In una intervista pubblicata sul n. 20 del 19-5-2002 di Famiglia Cristiana
il procuratore della Repubblica di Palermo Pietro Grasso ha tra l'altro affermato
che: "In carcere, poi, il famoso 41 bis è diventato meno duro. Mentre
prima i detenuti sottoposti a questo regime carcerario erano completamente soli,
adesso condividono la cella con qualcuno, magari un extracomunitario o un delinquente
comune, ma certamente non stanno più soli. Anche i colloqui ora sono
più frequenti, sono stati eliminati i vetri divisori e i citofoni e abbiamo
visto che i detenuti usano i bambini per mettergli nelle tasche lettere con
le quali comunicano all'esterno." Fatti salvi bambini&bigliettini, di cui
ci piacerebbe conoscere le iniziative giudiziarie prese, nessun organo istituzionale
ha sentito il dovere di dire che quanto affermato era ed è completamente
destituito di ogni fondamento. Basti ricordare quanto ha detto il Ministro degli
Interni Beppe Pisanu sul 41bis il giorno di ferragosto, "ha fatto calare
una solida saracinesca tra i mafiosi in carcere e quelli ancora in libertà".