I concetti espressi dal Ministro degli esteri Dini in apertura della 3a conferenza mondiale sulla prevenzione dell'uso di droghe sono l'esatto contrario di quanto il centrosinistra ha proposto nella Commissione Sanità del Senato.
Nonostante il fallimento oggettivo della politica proibizionista, il Ministro Dini non ha colto l'opportunità per aprire una riflessione ma ha scelto di chiudere gli occhi e continuare a ripetere la solita litania.
Ha rivendicato lo sforzo contributivo del nostro paese per sostenere l'agenzia dell'ONU per il controllo delle droghe. Sforzo grazie al quale il governo di centrosinistra ha di fatto comprato il posto di direttore e lo ha affidato all'allora senatore del centrosinistra Pino Arlacchi, liberando il collegio per Antonio Di Pietro. Nel momento in cui tutto il mondo discute delle grandi gesta di Arlacchi, grazie al quale la coltivazione di oppio in Afganistan è raddoppiata, il Ministro degli Esteri avrebbe potuto tacere. O, se proprio voleva dire una parola, avrebbe dovuto annunciare il blocco dei finanziamenti a una politica che contribuisce alla diffusione delle droghe nel mondo, traffico che - non dimentichiamolo - è gestito in regime di monopolio dalla criminalità.
Ha ribadito che è contrario alla liberalizzazione dell'uso delle droghe, anche leggere. Eppure, il Ministro Dini dovrebbe sapere che le droghe, anche le più "pesanti", sono liberalizzate. Infatti, non sono sottoposte ad alcun controllo e sono facilmente reperibili in tutte le città, anche i centri più piccoli; tutti i giorni dell'anno, anche i festivi; a tutte le ore, anche in pieno giorno; in tutte le case, anche quelle perbene. Puo' dispiacere ai perbenisti e ai conformisti, ma solo il principio della legalizzazione consente di controllare la vendita, prevenire il consumo, ridurre i danni da abuso, depotenziare la criminalità. Vale per l'eroina quanto per l'alcool.
Il Ministro Dini questo lo sa, ma non lo vuole riconoscere, e si nasconde dietro l'opinione pubblica e la società civile che - "informate" a senso unico - considerano la proibizione positiva e la punibilità una difesa contro una minaccia sociale.
Proibizione e punibilità grazie alle quali i cosidetti uomini di governo sono riusciti a trasformare quello che era un fenomeno sconosciuto ai più nel più grande e redditizio mercato planetario.
Questo centrosinistra è il centrosinistra che manda Arlacchi all'Onu e foraggia le sue folli campagne purificatrici; è il centrosinistra che in commissione sanità propone l'eroina controllata e che ha un sottosegretario che ogni tanto preannuncia progetti di legalizzazione; ed è lo stesso centrosinistra del Ministro Dini che oggi si esprime a nome del governo per rimanere in prima linea nella guerra internazionale contro le droghe. Questo centrosinistra è il centrosinistra della doppia verità, è il centrosinistra che nella sua versione pubblica ed ufficiale esprime anche sulla politica sulle droghe - oltre che su tante altre - lo stesso programma del centrodestra.
Lo scontro è quindi tra quanti, in nome dei principi etici, mettono a repentaglio la sicurezza pubblica e chi, come noi, propone una politica che la garantisca.