E' del tutto superfluo che Fioroni ci ricordi che il PPI
- tra i legittimi eredi della peggiore DC - considera il referendum uno
strumento "prezioso". Tanto prezioso che lo hanno attivato una sola volta
in senso antiliberale su di un problema di coscienza, il divorzio. Ma
i cittadini non li ascoltarono nonostante avessero dalla loro parte la
RAI-TV con i Bruno Vespa di allora.
Oggi, potendo ancora disporre della RAI-TV e di Vespa, il PPI punta direttamente
a una Corte che potrebbe deliberare secondo Costituzione dopo essere stata
per decenni sotto il giogo partitocratico. Questa evenienza preoccupa
il PPI al punto di iniziare la campagna contro i referendum radicali quando
la Corte Costituzionale non si è ancora espressa al fine di condizionarla
come ai vecchi tempi.
Sul merito dei quesiti, le argomentazioni adotte da Fioroni sono così
populiste, demagogiche e conformiste che non dovrebbe avere alcuna paura
di far esprimere i cittadini. Ma Fioroni e con lui gli elettori sanno
che il cinquantennale programma statalista e proporzionalista - che con
i referendum viene messo in discussione - ha prodotto l'occupazione dello
Stato da parte dei partiti, la giustizia ingiusta e iniqua, la disoccupazione,
il debito pubblico.
In questi anni abbiamo sempre operato avendo come priorità il bene
del paese a scapito degli interessi di partito. Ed è questa scelta
di fondo che segna la differenza tra la nobiltà della politica
e la pochezza del gioco delle trecarte.