Ventisette anni, di Udine, detenuto nel carcere veronese del Campone per sei grammi di eroina: suicida.
Non è la prima volta e, se le leggi non cambieranno, non sarà l'ultima.
Nicolò Amato cifra in poco più di mille i detenuti per quantità di "poco superiore" alla dose media giornaliera, attribuendo ad altri reati le motivazioni della detenzione. Su questo serve, a tutti, chiarezza:
1 - il tossicodipendente, a causa delle leggi che regolano il mercato clandestino delle droghe, è costretto a delinquere. Il tossicodipendente che è detenuto lo è in quanto tale e non in quanto delinquente.
2 - premesso questo, larga parte dei tossicodipendenti è in galera non per aver commmesso scippi, furti o rapine bensì per "spaccio". Cosa diversa, ben diversa, dal reato di "traffico". E' noto che, anche il piccolo spaccio, è dovuto alla necessità di procurarsi il denaro e non di cercare adepti alla causa.
Ci chiediamo: quanti suicidi in carcere merita una riforma legislativa e un dibattito pari almeno a quello che merita il "proibizionismo" sul tabacco?
Come segretario del CORA mi sento più che mai impegnato, insieme a tutti coloro che si iscriveranno a questa associazione - unica organizzazione politica dell'antiproibizionismo in Italia - ad attuare le decisioni prese il 23 novembre al Congresso di Bologna. Abbiamo infatti deliberato -pur convinti che l'antiproibizionismo è una battaglia politica internazionale o è votata al fallimento- che bisogna pur iniziare a legalizzare in un paese e che questa iniziativa può essere calendarizzata a partire dall'Italia.