Un «manifesto 2017 per la dignità universale». Primo: demolire da cima a fondo tutto il sistema finanziario, che depreda la vita fin nelle sue basi elementari, geni e cellule.
La povertà non è un fatto di natura ma il prodotto di società ingiuste perché inegualitarie e predatrici In piedi, umanità contro il furto della vita.
L'IMPOVERIMENTO
La povertà è il risultato dei processi di esclusione umana, sociale, economica
e politica fra gli esseri umani (e tra le comunità umane) tipici delle società ingiuste
fondate sull'ineguaglianza e l'appropriazione predatrice della vita. Prima di essere
economica, politica o sociale, la povertà è «culturale», cioè è parte dei processi
che operano nell'immaginario collettivo concreto, evolutivo delle persone, dei gruppi
sociali e dei popoli. È parte della maniera di «vedere l'altro». Gli impoveriti
crescono nelle nostre teste. L'impoverimento non casca dal cielo. Non si nasce poveri,
come si nasce donna o uomo, alti o bassi, bianchi o neri, ma si diventa impoveriti.
L'immaginario, la visione non sono sufficienti per fabbricare l'esclusione. Su questa
incidono le scelte, i valori, le istituzioni e le pratiche collettive che fanno
di una comunità umana un possibile luogo e spazio sociale generatore o no, chi più
e chi meno, di esclusione.
UN FURTO, DI COSA?
Il furto della vita. Quando in passato la legge stabiliva che solo le persone
aventi un reddito superiore a una certa somma potevano votare ed essere eletti a
«governare il paese» o, come in Svizzera fino al 1972, le donne erano escluse dal
diritto di voto, la legge legalizzava la privazione per tante persone del potere
di essere cittadino attivo, di partecipare alla vita politica. Erano impoverite
sul piano civile e politico. Il furto aveva luogo ancor prima della loro nascita.
La forma più avanzata di furto della vita, alla nostra epoca, è stata legalizzata
nel 1980 allorché la Corte suprema degli Stati Uniti ha autorizzato la brevettabilità
del vivente a scopo di lucro, seguita nel 1998 dall'Unione europea. La brevettabilità
del vivente significa che è possibile per una persona o un'impresa diventare proprietario
esclusivo di un microbo, di una molecola, di una specie vegetale, animale e persino
di un gene umano per un periodo da 18 a 25 anni (rinnovabile) e farne l'uso che
vuole in nome della conoscenza e della potenza tecnologica. La brevettabilità si
traduce in una mercificazione del vivente secondo processi di appropriazione fondati
sulla rivalità e l'esclusione. Così, per esempio, nel campo dei semi, un gruppo
sempre più ristretto d'imprese private mondiali si è impadronito del potere di decisione,
controllo e uso del capitale biotico del pianeta privando la stragrande maggioranza
dei suoi abitanti della garanzia universale pubblica del diritto alla vita (all'alimentazione,
alla salute e alla conoscenza....). Peraltro milioni di contadini sono stati espropriati
ed espulsi dalle loro terre in Asia, in Africa ed in America latina e costituiscono
il grosso del «popolo mondiale degli impoveriti» e degli affamati. I brevetti sui
semi obbligano a pagare un prezzo di mercato per avere accesso a quei beni e servizi
essenziali per la vita , quindi, strumentali al diritto alla vita. E ciò costituisce
un furto. A non altro si pensa quando si parla di furto legalizzato nel caso della
mercificazione dell'acqua potabile e della privatizzazione dei servizi idrici, compreso
il trattamento delle acque reflue. E che dire delle legislazioni introdotte negli
ultimi anni anche nei paesi ricchi detti «sviluppati» in materia del lavoro che
hanno stravolto, il mondo del lavoro e la condizione umana e sociale dei lavoratori?
Tutti abbiamo sempre riconosciuto il legame fondamentale tra lavoro, reddito,benessere,
dignità, da un lato, e diritti sociali, civili e politici, dall'altro. E sappiamo
che, nel contesto attuale, il licenziamento è l'anticamera dell'entrata nei processi
di impoverimento e di esclusione sociale. Perché allora , come è successo in queste
ultime settimane la Corte europea di giustizia e la Corte di cassazione italiana
hanno sentenziato che il licenziamento per soli motivi di redditività (per fare
più profitti) è legittimo? Con le loro sentenze, contrarie alla lotta centenaria
per la difesa della dignità umana, le due Corti si sono iscritte tra i soggetti
produttori d'impoverimento e, quindi, partecipanti al furto della vita.
CHE FARE?
Analisi dettagliate specifiche e rigorose consentono di identificare nei vari
campi i soggetti, i processi ed i meccanismi dell'impoverimento in quanto furto
della vita. Lo stesso dicasi delle tendenze emerse in favore della concezione ed
entrata in funzione di nuove forme di investigazione, valutazione e condanna del
furto come atto criminale rispetto alle regole scritte o vissute del diritto internazionale.
Caso particolarmente rilevante e prezioso l'operato di Tribunali internazionali
sui crimini dell'umanità o in materia ambientale. Il che significa che il furto
può essere combattuto e condannato ed anche eliminato. In Europa, nel campo dell'acqua,
sono oggi i tribunali locali - la magistratura di base, autonoma, libera - che dichiarando
illegittima la cessazione dell'erogazione dell'acqua o dell'elettricità per insolvenza
o morosità, consentono di arrestare il furto, indipendentemente dall'azione dei
cittadini stessi. La giurisprudenza, però, per quanto importante, non è sufficiente.
Il furto della vita, rappresentato dall'ineguaglianze e l'esclusione fatte sistema,
è l'atto più grave che gli esseri umani abbiano operato e possono fare all'umanità.
Altrettanto forte e sistematica deve essere la lotta contro di esso. Cinque secoli
fa, l'uguaglianza rispetto al diritto alla vita fu all'origine di Utopia, l'opera
di Tommaso Moro cui, in Occidente, si continua a fare riferimento per valorizzare
la costruzione di un altro mondo. Personalmente preferisco ricordare che l'uguaglianza
fu alla base della rivoluzione francese e della dichiarazione universale dei diritti
umani più di duecento anni fa e della rivoluzione bolscevica contro lo zarismo proprio
cent'anni fa. L'uguaglianza ha ispirato le lotte per il diritto alla vita negli
ultimi cinquant'anni in America latina e in Africa e, recentemente, la «primavera
araba». Non bisogna mai arrendersi, per la memoria e nel rispetto dei milioni di
vittime che sono morte nel passato per difendere la dignità umana , la liberta per
tutti, la giustizia e la fraternità. Oggi, proprio quando il mondo sembra ulteriormente
sprofondato nelle barbarie in nome del denaro, non è ammissibile la dispersione
degli sforzi. Il fattore più critico alla base di quel che sta succedendo strutturalmente
è il sistema finanziario creatosi nel corso degli ultimi quarant'anni. L'obiettivo
principale, integrante tutto il resto, deve essere la demolizione di detto sistema.
Tutto vi si rapporta: il tempo, lo spazio, la conoscenza, la tecnologia, i desideri,
le cupidigie, la violenza, il potere, la negazione dei diritti, lo sgretolamento
delle comunità umane, l'asservimento dell'umanità. Anche se sembra irrealizzabile,
è essenziale promuovere una coscienza ed una volontà coordinate di azioni contro
i derivati, la finanza algoritmica al millesimo di secondo, la speculazione e i
paradisi fiscali, il segreto bancario, l'incompetenza e la furfanteria delle banche,
le grandi concentrazioni bancarie e la banca totale, l'esistenza e il potere delle
agenzia di rating, gli inciuci tra soggetti finanziari e organismi dediti al governo
delle attività e servizi pubblici quali gli ospedali, l'educazione, l'università,
la ricerca scientifica, contro la finanziarizzazione criminale dell'economia, per
la ricostruzione delle casse di risparmio pubbliche locali e la separazione tra
attività di risparmio e attività di reddito e la loro regolazione funzionale, contro
l'indipendenza politica della Bce e delle altre banche centrali, per una nuova generazione
di finanza cooperativa e mutualistica, per le monete locali e la demonetizzazione
dei beni e servizi pubblici essenziali per la vita, per il primato del potere politico
eletto e partecipato sul dominio oligarchico di soggetti finanziari privati mondiali.
Le politiche cosiddette di riduzione e di eliminazione della povertà condotte da
quasi mezzo secolo dai gruppi dominanti a livello nazionale e internazionale sono
fallite e restano una beffa malvagia nei confronti degli impoveriti. Una beffa ancor
più malvagia se si pensa che l'arricchimento sempre più scandalosamente elevato
dei supermiliardari rispetto ai 3,6 miliardi di persone appartenenti alla metà della
popolazione mondiale la più povera, legittimato dalle politiche dei dominanti, induce
quest' ultimi ad esaltare i miliardari filantropi come i benefattori dell'umanità(Warren
Buffet, Bill Gates, i fratelli WalMart...)! Nessuna delle misure sopra menzionate
a proposito della messa fuorilegge del sistema finanziario attuale figura nelle
proclamazioni dell'Onu sulla povertà (vedi l'agenda post-2015 sui Sustainable Development
Goals -SDG) o nei programmi «antipovertà» dell'Unione europea. Esse/i sono la prova,
se necessario, dell'allineamento e sottomissione totale degli Stati agli interessi
e priorità dei gruppi oligarchici mondiali. In piedi, esseri umani. La povertà è
un furto, a opera di un sistema mondiale ingiusto. In piedi, umanità, insieme. Questo
è l'augurio, un «manifesto 2017 per la dignità universale».