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2010 05 04 * Il Fatto * Palazzo Lunardi * Marco Lillo

C'è un palazzetto nel cuore di Roma che attira l'attenzione della Procura di Perugia. Si trova in via dei Prefetti, a cinquanta metri dalla Camera dei deputati e oggi appartiene alla famiglia Lunardi. Lo stabile è stato comprato dai Lunardi nel 2004 da un ente religioso nel quale era influente consigliere Angelo Balducci e se n'è interessato - come architetto - proprio Angelo Zampolini, l'uomo che ha portato gli assegni di casa Scajola.

Nell'immobile oggi hanno sede le società Stone e Rocksoil (specializzate in progettazione di gallerie) fondate dall'ingegnere Pietro Lunardi negli anni Ottanta e poi divenute il simbolo del conflitto di interessi quando il deputato del Pdl era ministro delle Infrastrutture, dal 2001 al 2006.

Alla luce delle dichiarazioni dell'autista tuttofare dell'imprenditore Diego Anemone, che ha parlato di buste con assegni consegnate alla figlia dell'ex ministro di Parma, gli investigatori stanno rileggendo in filigrana le carte di quella compravendita. Il Fatto Quotidiano ha consultato le carte del Catasto ed è andato a curiosare nel palazzo scoprendo un immobile ristrutturato di recente (da una società di Grottaferrata, Edil Le.ma).

Al primo piano si trova la prestigiosa sede della Rocksoil dove fervono i lavori per la Metropolitana di Napoli e altre grandi opere. A guardare le dimensioni del palazzo, il suo lungo corridoio di ingresso e le due scale scure con pareti giallo uovo antico, si scopre un piccolo gioiello: i figli del ministro Lunardi hanno fatto davvero l'affare del secolo in via dei Prefetti.

La società della famiglia dell'ex ministro, la Immobiliare San Marco Spa di Milano, già proprietaria di alcune case di Cortina e Milano, ha comprato l'immobile da Propaganda Fide, la Sacra congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, una delle nove curie della Chiesa rom

Gli investigatori sono incuriositi anche dai tempi dell'atto: il palazzo è stato comprato esattamente un mese prima dell'appartamento di Claudio Scajola al Colosseo. Inoltre l'atto è stato firmato davanti allo stesso notaio utilizzato dal ministro dello Sviluppo economico: Gianluca Napoleone, con studio in corso Vittorio Emanuele 349 a Roma.

Il notaio Napoleone è un professionista stimato e serio ma nell'atto di Scajola la sua utilizzazione sembrava legata anche alla vicinanza con l'architetto Zampolini (hanno lo studio nello stesso palazzo, rispettivamente al piano terra e al quarto), l'uomo che - secondo la sua stessa versione - avrebbe portato gli 80 assegni coperti dai fondi di Anemone a Scajola per pagare in nero una grande parte del prezzo della casa.

Nel caso del palazzo di via dei Prefetti, invece, almeno a sentire l'ex ministro delle Infrastrutture: "L'architetto Zampolini non ha avuto alcun ruolo nell'acquisto che è stato fatto interamente con soldi della mia famiglia". La società della famiglia Lunardi (è intestata ai figli Giuseppe, 29 anni, che ne è amministratore, Martina, 41 anni e Giovanna, 38 anni) ha acceso un mutuo di 2,8 milioni per comprare ma il valore commerciale dell'immobile è almeno triplo.

Stiamo parlando di quattro piani nel punto più bello di Roma, nove unità immobiliari per complessivi 42 vani catastali ai quali si devono aggiungere 88 metri quadrati di magazzini. La storia del palazzo interessa molto gli investigatori anche per i soggetti coinvolti. A vendere, anzi a svendere (se il prezzo dell'atto è reale) è Propaganda Fide, allora diretta da Crescenzio Sepe, il cardinale che è sempre stato lo sponsor di Angelo Balducci in Vaticano. Il dirigente arrestato per corruzione nell'inchiesta sui Grandi eventi, era consultore di Propaganda Fide.

La vendita alla famiglia Lunardi viene effettuata nel giugno del 2004. Un anno dopo l'allora provveditore alle opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci, che aveva gestito il Giubileo del 2000 assieme al cardinale Sepe, viene promosso presidente del Consiglio dei lavori pubblici proprio da Lunardi, allora ministro delle Infrastrutture.

In quel periodo Lunardi pensa anche di ristrutturare la sua villa di Basilicanova, vicino a Parma e Balducci gli consiglia di rivolgersi all'amico Diego Anemone. Quando la vicenda della villa, due mesi fa venne scoperta dal Fatto Quotidiano, il ministro garantì di conservare ancora le fatture di Anemone per circa 100 mila euro.

E allora raccontò anche di avere dato una mano ad Anemone per l'acquisto dei terreni sui quali sorge oggi il circolo Salaria Village. Insomma, quello di via dei Prefetti è solo l'ennesimo incrocio tra la "cricca" dei lavori pubblici e l'allora ministro. Con il Fatto Lunardi minimizza: "Zampolini si era occupato del palazzo di via dei Prefetti ma aveva curato solo la pratica per il passo carrabile. Me lo aveva consigliato Angelo Balducci e lavorava già per il ministero". Comunque la storia di quel palazzo si inserisce in un contesto di rapporti inquietanti.

L'autista tunisino di Diego Anemone, Laid Ben Hidri Fathi, ha raccontato ai pm: "Ricordo che in un'occasione mi sono recato presso lo studio professionale del Lunardi, che allora si trovava in via Parigi a Roma, per portare il catalogo per una tappezzeria che poi fu realizzata da Diego Anemone tramite un'impresa di tappezzeria. Ho conosciuto anche la figlia di Lunardi e ricordo che in due occasioni ho viaggiato da Roma a Milano per portarle delle buste. Che le ho consegnato direttamente in aeroporto.

In una di quelle occasioni Anemone mi disse di fare attenzione, dentro la busta c'era un assegno". Anche sui rapporti tra il ministro e il suo dirigente, l'autista tunisino ha molto da raccontare: "C'erano rapporti molto stretti tra Balducci e Lunardi. Ho portato a Lunardi alcuni progetti mi pare di ricordare predisposti dalla società Medea (società di progettazione fondata da Anemone e Mauro Della Giovanpaola, ndr). Ho capito che Lunardi li vistava e li restituiva io ritiravo la documentazione in questione e la portavo a Balducci". Ora gli investigatori vogliono capire se quelle buste e quei progetti riguardassero anche il palazzetto di famiglia.