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2010 02 14 * La Stampa * Balducci, il cardinale e il faraonico museo inesistente * Giacomo Galeazzi

Per l'ingegnere lucrose imprese in Vaticano con i soldi dello Stato
Le manovre del Gentiluomo di Sua Santità

Balducci e il museo che non c'è. In quindici anni da Gentiluomo di Sua Santità, il «cursus honorum» di Angelo Balducci svaria come un ottovolante tra le stagioni d'oro della supervisione sulle infrastutture giubilari e del decennale, sistematico inserimento di eventi religiosi nelle grandi opere della Protezione civile e i passeggeri momenti bui a metà dell'ultimo decennio, come l'allontanamento dalla Curia per la mancata realizzazione della Pinacoteca di «Propaganda Fide» a piazza di Spagna.

In virtù di una ragnatela di legami saldissimi al Palazzo Apostolico e nei dicasteri d'Oltretevere, Balducci costruisce il suo successo nei Sacri Palazzi sulla nomina nel 2001 a consultore del ministero delle Missioni. La sua forza, come già durante l'Anno Santo, è saper essere «vaticano con gli italiani e italiano con i vaticani».

Amico di lunga data del cerimoniere pontificio monsignor Francesco Camaldo (che adesso lealmente commenta: «Sono molto addolorato, è una persona di assoluta limpidezza morale, conosciuta e stimata in Vaticano da tanti anni, sono certo che dimostrerà la sua completa estraneità alle accuse»), nel fermento dei preparativi giubilari Balducci stringe un patto d'acciaio con il capo della macchina organizzativa Crescenzio Sepe da cui riceve poi incarichi di prim'ordine quando il cardinale prende in mano l'influente Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli.

I buoni uffici di Balducci (nominato Gentiluomo di Sua Santità 10 anni prima di Gianni Letta) e la preziosa interlocuzione da «grand commis» nei palazzi della politica, aprono porte che, dopo i finanziamenti a pioggia per l'Anno Santo, rischiano di restare chiuse.

E' così che arriva il cospicuo stanziamento statale per la ristrutturazione del cinquecentesco palazzo di «Propaganda Fide» a piazza di Spagna, possedimento extraterritoriale della Santa Sede. Il progetto è faraonico. Due piani vengono interamente restaurati e adattati a museo a spese dello Stato, parzialmente anche sotto forma di risarcimento per i danni provocati dagli scavi per la metropolitana di Roma.

Lo storico dell'arte Francesco Buranelli, attuale ispettore della Pontificia commissione di archeologia sacra ed ex capo dei Musei Vaticani, è il direttore designato della futura megapinacoteca, nella quale deve confluire l'immenso patrimonio di opere d'arte sparse tra le innumerevoli proprietà immobiliari della Congregazione.

Nella primi Anni Duemila, a «Propaganda Fide» non c'è cantiere o intervento sul patrimonio che non ricada di fatto sotto l'autorità di Balducci. Qualcosa però si inceppa, il museo non diventa realtà e ancora oggi non ce n'è traccia. Anzi ormai quei costosi lavori sono completamente vanificati dal cambio di destinazione: invece della pinacoteca ospitano uffici amministrativi.

Sepe si infuria e Balducci cade in disgrazia, ma resta fermo solo un giro. Nel 2006, infatti, il cardinale viene trasferito all'arcidiocesi di Napoli e nel nuovo corso dell'indiano Ivan Dias Balducci torna a «Propaganda Fide» nella pienezza dei suoi poteri.

Intanto, sotto il controllo del ministero vaticano delle Missioni, opera anche un altro influente personaggio del mondo cattolico finito ora nell'inchiesta sugli appalti della Protezione civile. L'economo per l'Italia dei missionari del Preziosissimo Sangue, don Evaldo Biasini, raccoglie offerte per opere benefiche per l'Africa, ma al tempo stesso mette mano alla borsa per la costruzione e la manutenzione in Italia degli immobili della congregazione.

Ad Albano Laziale dove abita, don Biasini entra in contatto con il costruttore di Grottaferrata Diego Anemone (quello che nelle intercettazioni chiede al sacerdote 50 mila euro di tangente). Affida lavori alla sua impresa, mentre al Salaria Sport Village si moltiplicano iniziative promozionali e tornei per raccogliere offerte destinate alle missioni in Africa.