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2008 05 28 * Libero * Benedetto XVI leggerà i brani della Bibbia per Rai Uno* Francesco Specchia

Probabilmente, se, in un claustrale meriggio d'ottobre, dovessimo vedere Papa Benedetto XVI inforcare gli occhiali, ingobbirsi sul messale e leggere con inflessione prussiana (a “Domenica in”, a Rai Educational o in qualsiasi altra finestra del palinsesto tv) la Bibbia; bè, la colpa sarà tutta del signor Occhiuto Giuseppe detto Peppe.

Ci piace pensare che la colpa - o il colpo di genio - di un evento di tale portata potrebbe attribuirsi, infatti, proprio all'occhiuto signor Occhiuto; cioè a quell'ambulante impertinente che, tempo fa, a Savona, sfilandosi dal codazzo di porporati e corazzieri si presentò a Benedetto XVI in visita pastorale e gli sussurrò: «Io ho solo la quinta elementare e ho conosciuto la fede grazie all'uso intelligente che Giovanni Paolo II faceva della tv; perchè, Santo Padre, in ogni casa del mondo non utilizza la tv per presentare a tutti coloro che lo desiderano il vero Gesù Cristo e per evangelizzare una società vuota nei valori?...».

Già, perchè? E catechesi catodica fu. La notizia di oggi è il progetto – avanzato - in joint venture tra Rai Vaticano e la Rai Educational di Giovanni Minoli, di una maratona di lettura delle Sacre Scritture.

SETTE GIORNI SETTE NOTTI

Il settimanale "Chi" in edicola così spara lo scoop: «Succederà una domenica del prossimo ottobre durante una puntata di “Domenica In”. Dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura, Benedetto XVI inizierà la lettura della Bibbia, partendo proprio dai primi versetti della Genesi. Poi le telecamere si sposteranno nel Tempio Maggiore di Roma, la sinagoga sul lungotevere, dove il Rabbino capo della Città eterna continuerà la lettura per poi cedere la linea a un sacerdote ortodosso, il quale a sua volta, la cederà a un pastore protestante...».

E continua nella descrizione di quest'inedito Telethon catecumenale: «Poi, dopo la prima mezz'ora di lettura ininterrotta, la performance iniziata dal Papa si trasferirà su uno dei due canali di Rai Educational dove continuerà per sette giorni e sette notti, ininterrottamente. E approderà di nuovo, la domenica successiva, sempre verso le 18 e sempre a Domenica In, per l'ultima mezz'ora di lettura, quella delle pagine finali della Bibbia, sigillando così con il prime time la prima lettura televisiva integrale del testo sacro della tradizione ebraico-cristiana», specificando che, per evitare imbarazzanti attriti tra religioni (ebraica e cristiana) e confessioni (cattolica, ortodossa, evangelica), la versione letta della Bibbia sarà, di ognuno, quella del culto d'apparte nenza.

Ora, magari, il settimanale di Alfonso Signorini avrà pure romanzato la cosa. Ma è un fatto inconfutabile che, a notizia affiorata dalle agenzie, il direttore di Rai Vaticano Giuseppe De Carli si sia chiuso in un monastico "no comment"; e che i vertici di viale Mazzini si siano affannati a specificare che "il progetto potrebbe coinvolgere diverse collocazioni di palinsesto"; e che lo stesso Minoli, gigioneggiando, minimizzi dall' Egitto che "non c'è ancora una conferma ufficiale del Vaticano", e quando si dice che manca la conferma ufficiale - per esperienza - vuol dire che la conferma ufficiale arriverà presto.

Già da ora, comunque, la marotana tv col Papa testimonial è notizia succulenta. Non per niente è progettata dall'arcivescovo Gianfranco Ravasi, biblista, a suo agio tra gl'incunaboli e le telecamere, e "ministro della Cultura" della Santa Sede. L'idea è importata da un format francese rodato sulla rete tv privata Kathò, della Diocesi di Parigi. Il Vaticano premerebbe per spalmare l'evento tra i palinsesti nella fasce più prestigiose; la Rai per farlo sbocciare a Domenica In. In quel caso, si realizzerebbe uno spottone per il cattolicissimo Fab Del Noce alla Direzione Generale.

Naturalmente si scatenano i commenti. C'è chi ripesca il decreto Inter Mirifica stilato dal Concilio Vaticano II presieduto da Paolo VI nel 1963 dove si espongono direttive e strategie rivolte ai fedeli e alle autorità sull' uso "retto dei mass media... tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l'ingegno umano, con l'aiuto di Dio, è riuscito a trarre dal Creato". C'è chi si rammenta che, sì, vi è stata un'iniziale diffidenza di Benedetto XVI verso i mass media («Internet e televisioni hanno contribuito alla civilizzazione ...ma molto di ciò che è trasmesso è distruttivo»); ma che, insomma, un Papa teologo non poteva certo ignorare il magistero dell'alto teologo San Gregorio Magno, il quale ostinatamente indottrinava i fedeli declamando che "la Scrittura cresce con chi la legge".

Il problema è semmai -si chiede il settimanale Chi e noi pure- se la televisione e l'audience relativa potranno crescere con la lettura. Lettura della Bibbia, occhio, che non è esattamente Fiorello. Eppoi c'è l'altro problema, quello dei diritti. L'immagine del Papa, affidata al Centro Televisivo Vaticano sarebbe ecumenicamente svincolata da royalties; al limite compri il servizio dell'Angelus o delle trasferte pastorali e le paghi singolarmente. L'esenzione dal pagamento dei diritti dovrebbe valere anche la Bibbia.

Almeno teoricamente. Se non fosse che la legge italiana consentirebbe di "quantificare" l'intero testo biblico sotto tutela Siae purchè "introdotto da un testo autorale di sei minuti". In pratica basterebbe far precedere l'intera lettura degli antichi testi da un "cappello" di 360 secondi (giusto la prefazione di monsignor Ravasi) per vedersi riconosciuti e conteggiati tutti i minuti che seguono: 1.440 per un giorno, 10.080 in una settimana, e il conteggio potrebbe continuare in una soffusa liturgia.

Tradotto in diritti Siae, trattasi di cifra pazzesca, considerando pure la diffusioni della trasmissione in dvd e sulle altre piattaforme. Ora, a chi spetterà quel popò di obolo? Sarà diviso fra le confessioni partecipanti all'evento? Andrà, prosaicamente, alla Rai? Finirà agli sponsor? Confluirà, come il cespite d'un format qualsiasi, in una società intermedia di produzione costituita da ex giornalisti ed ex dirigenti pubblici? Mistero della fede. Che perfino l'Occhiuto signor Giuseppe, ad oggi, ignora.