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1993 12 08 * La Repubblica * E il Gran maestro entrò in Vaticano * Franco Scottoni

Il Gran Maestro del Grande Oriente varcò il Tevere, fu ricevuto in Vaticano come ospite gradito per trattare affari. L' inaspettata circostanza non fa parte di un copione cinematografico ma è quanto avvenne nel maggio 1982. Armando Corona, all' epoca neoeletto Gran Maestro della massoneria, s' incontrò con monsignor Franco Hilary, braccio destro del cardinale Paul Marcinkus, dirigente dello Ior, la banca vaticana. Come dire che tra massoneria e Santa Sede non c' è contrasto quando si tratta di questioni finanziarie. A quell' incontro parteciparono anche il banchiere Roberto Calvi e Flavio Carboni. L' istruttoria sull' attività criminale della "banda della Magliana" si sposta sempre più sul caso Calvi. Il giudice istruttore Otello Lupacchini ha messo a confronto Carboni e Corona nel tentativo di appurare episodi finora rimasti sconosciuti, che potrebbero far luce su alcuni misteri quali appunto l' uccisione di Calvi e l' omicidio di Mino Pecorelli. Il faccia a faccia tra Carboni, legato alla "banda della Magliana", e Corona è durato circa cinque ore. Sul risultato del confronto scarse sono state le indiscrezioni trapelate: si è appreso soltanto che Corona dopo molti "non ricordo" ha finito per ammettere quanto sosteneva il suo interlocutore. Carboni in precedenti interrogatori aveva affermato, tra l' altro, di aver organizzato un incontro in Vaticano con monsignor Hilary cui partecipò Calvi e Corona. Il colloquio a quattro, in un ufficio della Santa Sede, aveva lo scopo di cercare una via d' uscita per il salvataggio del Banco Ambrosiano. Si parlò di operazioni di migliaia di miliardi. La presenza di Corona, secondo Carboni, era importante non solo per la sua carica di Gran Maestro del Grande Oriente ma anche perché era introdotto negli ambienti politici, in particolare in quelli vicini ai partiti al governo. Carboni avrebbe parlato anche di suoi legami d' affari con Corona: a quell' epoca era in atto un progetto per l' acquisto della società di calcio Cagliari e l' acquisto di quote di azioni nel settore della stampa, in particolare di quotidiani e riviste. Avrebbe, anche, affermato di aver messo a disposizione di Corona la sua villa, in via della Farnesina. L' intervento del Gran Maestro a favore di Calvi appare quanto meno singolare. Nel maggio 1982, il Grande Oriente aveva sconfessato la P2 di Licio Gelli e tutti gli iscritti a quella loggia segreta. Il nome del banchiere milanese faceva parte degli elenchi trovati a Castiglion Fibocchi e, tra l' altro, Calvi era amico e socio d' affari di Licio Gelli. Sarà interessante conoscere quali progetti furono discussi con monsignor Hilary e quali iniziative furono intraprese. Come è noto Roberto Calvi fu, poi, trovato impiccato il 18 giugno 1982, sotto il ponte dei Frati neri a Londra. Le indagini del giudice Lupacchini, a quanto si è appreso, dovrebbero riservare grosse sorprese nei prossimi giorni. L' ingarbugliato intreccio tra la malavita romana, la mafia, la P2, la massoneria ufficiale e il Vaticano nello sfondo del caso Calvi, potrebbe portare nuovi e consistenti elementi sulla fine del banchiere milanese. Nei giorni scorsi sono stati interrogati come testi l' ex ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e l' ex ministro degli Esteri, Emilio Colombo sull' attività di un consulente della Farnesina, Carlo Binetti, che prospettò a Calvi operazioni finanziarie in Sud America con la copertura e l' aiuto del dicastero del Tesoro. I due ex ministri hanno affermato di non conoscere queste circostanze. Andreatta ha precisato che Binetti era un consulente che non aveva alcun potere decisionale. Dalle indagini è stato appurato che Calvi soggiornò in Sardegna in una villa di Porto Rotondo nell' estate del 1981. Insieme a lui trascorsero una breve vacanza, abitando nella stessa villa, anche Flavio Carboni, Francesco Pazienza, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi, Domenico Balducci e Danilo Abbruciati. Di tutti questi personaggi, tre sono stati uccisi in circostanze diverse (Balducci, Abbruciati e Calvi) mentre gli altri sono in carcere oppure hanno riempito pagine e pagine in inchieste e processi. In tutta questa vicenda giudiziaria filtra sempre con più insistenza il nome del finanziere Otello Bagnasco che fu nominato vicepresidente del Banco Ambrosiano dopo le dimissioni di Carlo De Benedetti. Sembra che i diversi episodi ruotino intorno a questa nomina, ma, finora, si tratterebbe di ipotesi che il magistrato dovrà appurare. Pertanto non è escluso che nei prossimi giorni, Bagnasco sia chiamato a chiarire alcuni aspetti di questa vicenda giudiziaria.