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1989 03 05 * La Repubblica* Ecco il testo dell'intesa tra IOR e Ambrosiano * Franco Scottoni

Città del Vaticano, 25 maggio 1984: è una data importante per l' Istituto Opere di Religione (Ior), coinvolto nella bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano. Davanti al notaio Vittorio Trocchi viene firmato l' atto di transazione che estingue ogni credito che il Banco Ambrosiano, o banche da esso controllate, vantavano nei confronti dello Ior. E' un documento inedito: anche il ministro del Tesoro dell' epoca, rispondendo a una interpellanza parlamentare, affermò che non se ne poteva diffondere il testo, in quanto contratto sottoscritto all' estero. In calce all' accordo, le firme di monsignor Marcinkus e monsignor De Bonis per lo Ior, di Lanfranco Gerini, Felice Martinelli e Franco Spreafico (liquidatori dell' Ambrosiano) e quelle dei rappresentanti del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau. Con una mossa a sorpresa, gli avvocati Maurizio e Claudio Di Pietropaolo, legali di Licio Gelli, sulla base di quella transazione hanno inviato, nei giorni scorsi, un atto di diffida nei confronti dei liquidatori del Banco Ambrosiano. L' intento dell' ex maestro venerabile è chiaramente quello di liberare i 130 miliardi di lire che gli furono sequestrati presso l' Unions des banques suisses e la Societé des banques suisses. Gelli ha fatto notificare l' atto ai liquidatori del Banco Ambrosiano perché revochino la costituzione di parte civile ai suoi danni e rinuncino alle azioni di sequestro proposte davanti al Tribunale di Ginevra, ed in seguito alle quali sono stati bloccati i suoi conti in terra elvetica. La pretesa dell' ex capo della loggia P2 si basa su una disposizione del codice civile, contenuta nell' art. 1304, in base alla quale se uno dei debitori in solido fa una transazione sull' importo complessivo con il creditore, l' atto ha effetto anche per gli altri se dichiarano di volerne profittare. Secondo questa interpretazione, insomma, le pretese risarcitorie che i liquidatori dell' ex Banco Ambrosiano di Roberto Calvi vantano nei confronti di Gelli e in base alle quali tengono bloccati i suoi conti correnti in Svizzera, dovrebbero considerarsi decadute in seguito all' accordo di transazione del maggio 1984. Con quell' operazione, di cui i legali di Gelli hanno avuto notizia solo in questi giorni dopo il deposito degli atti istruttori dell' inchiesta milanese sul Banco Ambrosiano, lo Ior estinse le proprie obbligazioni per il fallimento dell' istituto versando soltanto 250 dei circa mille miliardi di lire vantati dai creditori. La transazione, che avrebbe ottenuto il visto della Banca d' Italia, prevedeva che metà della somma pattuita, circa 125 miliardi, finisse nelle casse del Banco Ambrosiano. L' altra metà doveva essere versata all' holding costituita dalle banche estere anche loro creditrici per il crack. Il denaro depositato da Gelli è bloccato dal 1982 proprio in seguito alla richiesta presentata in questo senso dai liquidatori dell' Ambrosiano che chiedono il risarcimento dei danni da parte di Gelli quale responsabile solidale per i fatti di bancarotta di cui si sta interessando la magistratura milanese. Secondo l' accusa contestata all' ex capo della logggia P2 dai giudici istruttori milanesi Pizzi e Brichetti, Gelli avrebbe ottenuto una tangente di circa otto milioni e mezzo di dollari dalle operazioni di trasferimento di capitali che determinarono il dissesto finanziario della banca di Calvi. Come tutti gli imputati, però, dovrebbe essere chiamato a risarcire in solido tutto il danno cagionato, che è stato calcolato, appunto, in oltre mille miliardi di lire. L' accordo Ior-Ambrosiano più che una transazione si configura come un atto liberatorio dei debiti della banca vaticana, il cui ammontare, al momento del crack di Calvi, nessuno ha voluto quantificare. I magistrati inquirenti, nonostante abbiano indagato per il reato di bancarotta fraudolenta, non hanno mai ordinato una perizia giudiziaria. Si sarebbero attenuti soltanto alle cifre fornite dai liquidatori. L' accordo, questo il titolo del documento, singolarmente definisce, al punto 2, un contributo volontario il pagamento da parte dello Ior. E questo malgrado lo Ior in una lettera del settembre 1982, cioè dopo la morte di Calvi, inviata al Banco Ambrosiano Andino, avesse dichiarato che la sua esposizione ammontava a oltre un miliardo di dollari. Il punto più importante della transazione, a vantaggio dello Ior, è quello per cui il Banco Ambrosiano Holding di Lussemburgo si impegna a che la Banca del Gottardo provveda, nel più breve termine, a tutte le formalità necessarie per abbandonare e/o rinunciare alle domande e agli atti di ogni procedimento legale che essa abbia iniziato nei confronti dello Ior. Le chiavi dello scandalo dell' Ambrosiano sono da ricercare alla Banca del Gottardo, ha ripetuto più volte la vedova di Calvi, ipotizzando anche la possibilità che esistono carte in grado di spiegare il perché della morte del banchiere. I documenti della Banca del Gottardo sono stati messi dai giudici elvetici a disposizione della magistratura italiana e dovrebbero essere consegnati nei prossimi giorni, ma i debiti dello Ior sono svaniti con la transazione.