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1984 07 12 * La Repubblica * Le banche entreranno nella Rizzoli

MILANO (a.r.) - Saranno le banche creditrici della Rizzoli - e in primo luogo il Nuovo Banco Ambrosiano - ad effettuare l'aumento di capitale della società capogruppo avviando così l'uscita "in bonis" dalla amministrazione controllata. L'aumento di capitale da 6 miliardi (dopo la recente svalutazione da 24,4 miliardi, avvenuta con la riduzione del valore delle azioni da 2.780 a 691 lire) a circa 56 miliardi di lire, con un aumento cioè di circa 50 miliardi, verrà fatto dalle banche creditrici tramite la conversione di crediti in azioni e la rinuncia al diritto di opzione degli attuali azionisti. E'di questo progetto che ha discusso ieri per alcune ore il consiglio di amministrazione della Rizzoli Editore Spa, prima di sospendere la seduta che riprenderà oggi per dar modo di effettuare complessi calcoli e avere contatti con gli attuali azionisti. L'operazione che va delineandosi è complessa, soprattutto perché si tratta di stabilire quanto valga oggi la Rizzoli e di conseguenza fissare il sovrapprezzo che le banche creditrici dovranno riconoscere agli attuali azionisti. Il che poi in fondo equivale a dire cosa potrà restare loro alla fine dell'operazione. E'per questi motivi che il consiglio di amministrazione di ieri (e la coda che dovrebbe essere conclusiva, in programma oggi) è stato allargato oltre che ai membri del Consiglio, il presidente Angelo Provasoli, Vittorio Ponti, Bruno Reboa, Ferdinando Superti Furga (era assente ieri il vice presidente Carlo Peretti) e al commissario giudiziale Luigi Guatri, a due professionisti esterni, i professori Gualtiero Brugger e Claudio Podestà, specialisti nelle valutazioni aziendali e già autori di perizie per conto dell'amministrazione controllata. I termini esatti dell'aumento di capitale, il sovrapprezzo da riconoscere sulle azioni, le modalità dell'operazione dovrebbero essere definiti oggi nei dettagli in vista della prossima assemblea degli azionisti che si terrà a fine mese e che dovrà sancire il nuovo assetto proprietario della Rizzoli. Se l'aumento di capitale sarà come probabile da 6 a 56 miliardi, la quota di Angelo Rizzoli verrà abbondantemente "annacquata" - come si dice in questi casi - e passerà dal 40% al 4%, altrettanto avverrà per il 40% della Centrale mentre il 10% della Fincoriz (nelle mani del sequestratario come per altro le stesse azioni di Angelo Rizzoli) si ridurrà all'1%. Il nodo da sciogliere, alla fine delle tre ore di discussione di ieri mattina, era sostanzialmente quello della determinazione del valore reale da assegnare a ciascuna delle azioni, in tutto 8.790.000, che costituiscono il capitale Rizzoli e che oggi valgono al nominale, dopo l'ultima riduzione, 691 lire. Nel bilancio Centrale il valore di carico del 40% detenuto dalla finanziaria del Nuovo Banco Ambrosiano è di 10 miliardi, pari cioè a un valore per azione di 2777 lire. Se questo valore fosse giusto vorrebbe dire che il sovrapprezzo da riconoscere agli attuali azionisti sarebbe di 2.086 lire, diciamo duemila PAGE 00 lire per azione. Ciò vorrebbe dire che per esempio ad Angelo Rizzoli, in questo caso verrebbe riconosciuto per le sue azioni un sovrapprezzo complessivo di circa 6 miliardi di lire. Una cifra che già Angelo Rizzoli ha indicato come insufficiente per una soluzione "non predatoria" nei suoi confronti. Tanto più che il risanamento aziendale e l'andamento delle società del gruppo nel primo semestre dell'anno offrono nuovi metri di valutazione di cui si dovrà tener conto. Anche perché - non va dimenticato - la stessa Centrale ha interesse che la valutazione della Rizzoli sia a questo punto la più obbiettiva possibile. Rinunciando anch'essa all'aumento di capitale vedrebbe entrare finalmente, dopo i miliardi "sperperati" nella Rizzoli ai tempi di Roberto Calvi, qualche lira di consolazione seppur girata dal Nuovo Banco Ambrosiano. Al di là delle congetture, oggi, al termine del consiglio di amministrazione della Rizzoli dovremmo saperne di più.