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1984 07 01 * La Repubblica * La Rizzoli chiede i danni ai vecchi amministratori * Antonio Ramenghi

MILANO - Sarà Giovanni Bazoli, presidente del Nuovo Banco Ambrosiano e della Centrale, a decidere d'ora innanzi sulla sorte del gruppo Rizzoli. E'questa la conclusione da trarre al termine dell'assemblea degli azionisti della Rizzoli Editore Spa, svoltasi ieri mattina nella sede di via Civitavecchia, in un clima teso per le decisioni assunte. In particolare quella di avviare una azione di responsabilità nei confronti di ex amministratori e sindaci della Rizzoli, in carica in periodi precedenti l'amministrazione controllata. Un'azione, annunciata dall'ultima relazione del commissario giudiziale Luigi Guatri, che ieri, codice civile alla mano, è stata deliberata come prevede la legge anche se la maggioranza azionaria è tuttora nella mani dei principali destinatari dell'azione di responsabilità, e cioè Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. Guerra aperta dunque tra gli azionisti della Rizzoli per l'ammanco di 29 miliardi nelle casse sociali per il quale sia Rizzoli che Tassan Din sono sottoposti a inchiesta penale che li ha già portati in carcere. Di questo ammanco saranno chiamati a rispondere non solo i diretti responsabili ma anche gli altri amministratori e sindaci che "non hanno vigilato in conformità degli obblighi della loro carica" o "non hanno fatto quanto potevano per impedire il compimento o eliminare o attenuare le conseguenze dannose" di atti pregiudizievoli degli interessi della società compiuti da altri amministratori. Si tratta di un bel numero di persone coinvolte, una quindicina circa fra cui anche Umberto Ortolani, il socio di Licio Gelli, che non sono state nominate nel comunicato emesso dalla Rizzoli al termine dell'assemblea, così come non è stato specificato il periodo in cui sarebbero stati commessi tali atti. E'chiaro dunque che questa iniziativa non fa che riportare nelle mani delle Banche le future decisioni sulla Rizzoli e in particolare quella della ricapitalizzazione rimasta sospesa dopo l'assemblea di ieri a un generico rinvio, entro luglio, quando si terrà una nuova assemblea degli azionisti dopo che il consiglio avrà messo a punto "soluzioni alternative" alla sempre più necessaria ricapitalizzazione. Soluzioni alternative sulle quali già il commissario Luigi Guatri ha dato anticipazioni scrivendo nella sua relazione che esse riguarderanno "essenzialmente" le banche creditrici. Molto dipenderà anche dall'atteggiamento degli azionisti di maggioranza e dall'esito dell'azione di responsabilità decisa nei loro confronti. Tutte le altre delibere dell'assemblea erano ampiamente scontate: dall'approvazione del bilancio '83 che segna una perdita di 39,9 miliardi di lire alla conseguente svalutazione del capitale sociale da 24,4 a 6 miliardi (il valore delle azioni passa da 2.780 a 691 lire); al rinnovo del consiglio di amministrazione con la riconferma di Roberto Poli e Carlo Peretti alla presidenza e vicepresidenza, e con l'ingresso del commercialista Ferdinando Superti Furga, docente universitario, in sostituzione di Vittorio Rizzo. Scontato anche l'esito del platonico invito rivolto dal consiglio di amministrazione agli azionisti di procedere all'aumento di capitale da 6 a 127,5 miliardi. Indisponibile l'azionista di minoranza, la Centrale, indisponibili Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. Dunque nuovo rinvio al problema centrale del gruppo, quello del reperimento di mezzi freschi per uscire dall'amministrazione controllata, dopo che, sul piano gestionale, sono stati raggiunti notevoli risultati. Poli li ha voluti ricordare aggiornando l'assemblea sull'andamento della Rizzoli Editore che chiude il primo semestre in pareggio contro i 17,9 miliardi di perdite nel primo semestre '83 e sull'andamento del gruppo che al 31 maggio registrava un utile di gestione di 8,7 miliardi contro i 5,8 di perdite nello stesso periodo dell'anno scorso. Ora l'attenzione si sposta al prossimo consiglio di amministrazione e alla prossima assemblea: cioè nelle "soluzioni alternative" per le quali dovranno essere esaminate e valutate anche le proposte di intervento di capitali esterni. Al momento tuttavia, per usare le parole del commissario giudiziale Guatri, "non consta esistano impegni o assicurazioni di terzi possibili interessati ad assumere il controllo della Rizzoli Editore". Di qui l'inevitabile ricorso all'intervento delle banche creditrici. "I tempi disponibili per definire e concludere il piano di uscita dall'amministrazione controllata", scrive ancora Guatri, "per quanto concerne l'aspetto finanziario sono ormai ristretti. In ogni caso qualsiasi nuova proposta deve essere tale da consentire la copertura integrale del noto fabbisogno finanziario". Da banche o "cordate", insomma, ribadisce Guatri, debbono saltar fuori alla fine 137 miliardi, tanti ne servono, se non si vuole rischiare il fallimento.